Il primo obiettivo (goal) dell’Agenda 2030 può essere sicuramente definita come la sfida prioritaria da vincere, il punto da cui partire nel ripensamento radicale e complessivo dei modelli di sviluppo, la condizione imprescindibile per dare ad un numero sempre maggiore di abitanti del pianeta Terra la possibilità di una vita dignitosa. La lotta alla povertà del resto non ha solo una dimensione economica o di mera sussistenza, ma anche sociale, culturale, sanitaria, ambientale.
La situazione di pandemia Covid-19 in corso sta ovviamente producendo un aggravamento delle situazioni di sofferenza e di rischio di povertà in tutto il mondo, le cui conseguenze potranno essere meglio valutate solo nei prossimi mesi. Si pensi, solo per rimanere al caso italiano, che un indagine di Save the Children su un campione di 300 famiglie ha evidenziato che il 74% degli intervistati ha in queste settimane perso o ridotto notevolmente il lavoro.
Vivere con meno di 2 € al giorno: la situazione della povertà nel mondo
Non vi è dubbio che è l’indicatore economico il punto di partenza nella individuazione di situazioni di sofferenza e di indigenza. A questo proposito è ormai acquisito di fissare a 1,90 dollari al giorno (circa 1,70 euro) il reddito pro-capite al di sotto del quale viene definita la soglia di povertà cosiddetta assoluta, ciò che rende difficoltoso persino la sopravvivenza degli individui.
Dal 1990 ad oggi il progresso tecnologico e la vertiginosa crescita economica di larghe fette del pianeta fino a quel momento vissute ai margini dello sviluppo (il principale riferimento è al sud-est del continente asiatico, Cina in primis) hanno in verità reso possibile un sensibile calo su scala mondiale delle situazioni di povertà estrema così individuate: tra il 2000 e il 2016 la percentuale delle persone che vivono in tali condizioni si è infatti ridotta di quasi tre volte, passando dal 26,9% al 9,2%.
Negli ultimi anni si è però manifestata una risalita della percentuale, la cui causa va ricercata principalmente nelle perdite economiche dovute ai disastri ambientali indotti dai cambiamenti climatici: secondo le ultime stime la percentuale è salita all’11% della popolazione mondiale (circa 780 milioni di persone, di cui il 70% donne). E ora, come si diceva, andranno valutate le ricadute della pandemia in corso.
Un problema con diverse dimensioni richiede politiche integrate
Cosa fare per aiutare le persone che vivono in condizioni di indigenza? Le situazioni di povertà non possono essere risolte ricorrendo ai soli aiuti economici. Si tratta di realtà multidimensionali, che richiedono approcci integrati e programmazioni coordinate di interventi estesi al campo sociale, sanitario, culturale, ambientale. Per questo vengono progettati programmi di protezione sociale che comprendono investimenti per sanità, alimentazione, istruzione, formazione professionale, pensioni. Occorre a tal proposito tenere presente che le diverse sfaccettature del welfare state, ormai acquisite quali politiche consolidate nei Paesi a più alta qualità della vita, risultano tuttora sconosciute a buona parte degli abitanti del pianeta.
L’Agenda2030 ha suddiviso il goal dell’eliminazione della povertà in sette target che segnano obiettivi precisi da raggiungere in termini di reddito minimo degli individui, di protezione sociale, di diritto di accesso alle risorse economiche/finanziarie/tecnologiche/naturali, di adattamento ai cambiamenti sociali e ambientali, indicatori in base ai quali garantire la mobilitazione su scala internazionale degli strumenti di finanziamento necessari all’attuazione dei programmi.
La povertà in Italia e in Europa
I rilevamenti sulla diffusione della povertà in Italia vengono raccolti periodicamente dai diversi organismi pubblici che svolgono funzioni di statistica e rilevazione delle dinamiche sociali ed economiche. L’Istat, Istituto nazionale di statistica, nell’ultimo report disponibile ha stimato per il 2018 la presenza di oltre 1,8 milioni le famiglie in condizioni di povertà assoluta, con un’incidenza pari al 7%, per un numero complessivo di oltre 5 milioni di individui (8,4% del totale). Si tratta dei livelli massimi dal 2005, anche se si rileva una stabilizzazione dei dati dopo anni di crescita ininterrotta.
Estrapolando i dati Istat si rileva in particolare che la povertà assoluta colpisce il 30% dei cittadini stranieri residenti, che i minori coinvolti sono 1,2 milioni (12,6% del totale) e che il 10% delle famiglie in povertà si trova nel Mezzogiorno.
Più in generale, allargando lo sguardo alle diverse dimensioni che possono causare situazioni di sofferenza e disagio, secondo l’Istat complessivamente le persone a rischio di povertà e di esclusione sociale sono pari a circa il 30% della popolazione, in aumento rispetto ai rilevamenti nel lustro precedente. È quest’ultimo sicuramente uno dei dati a cui, in una visione prospettica, guarda con più interesse l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) nella sua attività di monitoraggio del raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030. Il “rischio di povertà ed esclusione sociale” comprende infatti la definizione multidimensionale della povertà riguardante oltre che la situazione reddituale anche la presenza di significative difficoltà dal punto di vista materiale, lavorativo e relazionale. In generale tale indice lo si intende strettamente correlato con fattori di contesto tra i quali quelli di natura familiare, abitativa, lavorativa e soprattutto educativa in cui è inserito l’individuo. Asvis segnala a questo proposito che nel nostro Paese il raggiungimento del Goal 1 è in peggioramento, in particolare per quanto riguarda i Target 1.2 (riduzione della povertà), 1.3 (protezione sociale) e 1.4 (diritti).
Inserendo questi dati nel contesto europeo Eurostat, l’ufficio statistico dell’Unione, ha rilevato che il 23,7% della popolazione (circa 118,7 milioni di persone) si trova in condizione di povertà ed esclusione sociale. Il dato, aggiornato al 2015, è uguale a quello del 2008 ma in termini assoluti si è registrato un aumento di circa di 1,1 milioni di persone. I Paesi dove l’incidenza delle persone a rischio povertà ed esclusione sociale è maggiormente aumentata nel periodo 2008-2015 sono nell’ordine la Grecia, la Spagna e l’Italia.
Il ruolo delle aziende e le politiche integrate di Coopservice
Gli obiettivi di Agenda 2030 chiamano in causa il ruolo fondamentale riconosciuto alle aziende per promuovere lo sviluppo sostenibile attraverso gli investimenti posti in essere, le soluzioni sviluppate, le pratiche adottate. Ciò è oggetto di particolare attenzione in una impresa di natura mutualistica quale Coopservice, che da anni ha intrapreso un percorso di impegno per la ricerca, in ciascuna delle proprie linee di business, di soluzioni tecniche ed organizzative in grado di rispondere ad alcune delle principali sfide di sostenibilità imposte dall’Agenda.
La sfida della eliminazione della povertà viene dunque raccolta attraverso un pacchetto integrato di politiche aziendali, così come reso necessario dalle diverse dimensioni del problema. Innanzitutto attraverso la creazione, in Italia e in aree del pianeta dove il contesto sociale presenta criticità, di buona occupazione che garantisce posti di lavoro qualificati e pienamente rispettosi dei diritti delle persone; ad oggi sono oltre 23.000 i lavoratori del Gruppo Coopservice in Italia e nel mondo. In secondo luogo, mediante iniziative di welfare per i soci e i dipendenti mirate a sostenerne il reddito e a migliorarne la qualità della vita: fondo di solidarietà, previdenza integrativa, assicurazione sanitaria integrativa, borse di studio per i figli. Un obiettivo possibile grazie a politiche di gestione delle risorse umane che superano le diversità di genere e di nazionalità (60% di personale femminile e 11% di origine straniera), premiano il merito e investono sulla formazione continua.