L’emergenza idrica: un tema di sempre maggiore gravità
C’è uno degli 8 punti in cui si articola il Piano di Transizione Ecologica del nostro Paese che è sempre più di drammatica, stretta attualità. L’aumento delle temperature medie e la diminuzione delle precipitazioni, con la loro contestuale concentrazione in pochi e violenti fenomeni, sta determinando negli ultimi anni una situazione di disponibilità idrica sempre più critica. E il carattere particolarmente secco dell’inverno che ci lasciamo alle spalle rende se possibile il tema ancora di maggiore gravità: il punto numero 5 del PTE, la ‘tutela delle risorse idriche e relative infrastrutture’, è ormai assurto ad assoluta priorità nazionale.
“In Italia il 2022 è stato l’anno più siccitoso dal 1800”
Secondo i dati rilasciati dall'Osservatorio Siccità dell’Istituto di scienze dell'atmosfera e del clima del Cnr di Bologna, a seguito della scarsità delle precipitazioni rilevate da ottobre 2022 a febbraio 2023, l’Italia è arrivata alla primavera con un deficit di piogge cumulate del 21% in meno rispetto alle medie del trentennio 1991-2020. Un dato che al Nord tocca il 37%, mentre al Centro-Sud si ferma al 13% grazie alle maggiori piogge e nevicate verificatesi negli scorsi mesi. Numeri ancora più preoccupanti se si considera che già il 2022 per il nostro Paese “è stato l’anno più siccitoso dal 1800”. Ma la situazione riguarda gran parte dei Paesi europei: l’Osservatorio Siccità del Cnr attesta che il deficit di pioggia e l’insufficiente umidità del suolo interessano anche vaste aree di Spagna, Francia e persino della Gran Bretagna, con valori ben al di sotto di quelli, già allarmanti, dello scorso anno.
Il simbolo della crisi idrica italiana: l’isola che non c’è più
A farne le spese sono le disponibilità dei bacini e dei corsi idrici, così come delle falde superficiali, mettendo in tal modo a rischio non solo l'agroindustria e la produzione energetica, ma anche la stessa sicurezza degli approvvigionamenti idrici. Il 2023 sta infatti proseguendo all'insegna della carenza che affligge l'intera Pianura padana, i fiumi e i grandi laghi. Allo stato attuale (aprile 2023) il Po ha una portata che è meno della metà di quella media e molti bacini già viaggiano tra il 30 e il 50 per cento di riempimento. Una situazione che ha trovato nelle scorse settimane un’efficace raffigurazione nelle immagini dell’Isola dei Conigli del Lago di Garda, isola che non è più tale a causa dell’abbassamento delle acque.
Non possiamo più permetterci di sprecare una goccia d’acqua
Perché il problema della contemporaneità, a causa delle mutate condizioni, non è più tanto quello (tradizionale) di regimare e far defluire le acque bensì di attrezzarsi a trattenerle. E comunque di non sprecarle, riducendo al minimo le perdite delle reti distributive e adottando tecnologie che, come prevedono le Direttive europee, consentano il recupero delle acque reflue per poterle riutilizzare in ambito agricolo, industriale, civile. Un impianto di questo tipo è ad esempio da anni attivo con ottimi risultati a Reggio Emilia (irrigazione di oltre 2.000 ettari di terreni) e sperimentazioni sono in corso in altre aree dell’Emilia, nel Lazio e in Sardegna.
La bottiglia e il mezzo cucchiaino: l’acqua è una risorsa scarsa
Nulla può più essere sprecato. Perché l’acqua è la sostanza più diffusa sulla terra ma anche la più delicata, in quanto la sua quantità disponibile è quella data, la stessa dall’epoca dei dinosauri. Un elemento che si trasforma continuamente, secondo cicli che durano migliaia di anni, evaporando dagli oceani, cadendo sulla terra con le piogge e tornando ai mari attraverso i fiumi. Anche se poi quella fruibile dall’uomo è solo una piccolissima parte: è stato stimato che se si escludono l'acqua salata (il 97%), quella ghiacciata (2,5%) e le falde collocate in irraggiungibili abissi, solo lo 0,003% rimane utilizzabile. Per rendere l’idea, se tutta l'acqua del mondo fosse racchiusa in una bottiglia da 1 litro quella disponibile per l’uomo starebbe in mezzo cucchiaino da caffè.
I grandi nemici contemporanei dell’acqua
Ma l’abuso (water stress), gli sprechi, l’impermeabilizzazione dei suoli, l’inquinamento e, soprattutto, il cambiamento climatico minano alle basi il ciclo vitale dell’acqua. Il primo nemico è il massiccio prelievo per l'agricoltura, l'industria, l'energia e l'uso domestico, con i relativi sprechi nelle reti distributive. I maggiori consumatori al mondo sono India, Cina e Usa, ma l'Italia è al 10° posto. Poi bisogna fare i conti con l'inquinamento, che sovente rende le acque inutilizzabili. Gli inquinanti arrivano dall'agricoltura (fertilizzanti e antiparassitari a base di azoto, fosforo, nitrati), dai grandi agglomerati urbani (coliformi fecali), dall'industria (metalli pesanti, arsenico, diossina). Il terzo nemico è il cambiamento climatico che sta accelerando il ciclo geologico e modificando la durata, l'intensità e la localizzazione dei fenomeni atmosferici.
Investimenti e riforme: la strategia per il settore idrico del PTE e del PNRR
Che fare dunque? Il Piano di Transizione Ecologica richiama due tipologie di azione previste nel PNRR: da una parte lo stanziamento di 4,38 miliardi di euro da impiegare entro il 2026 nella manutenzione e potenziamento delle infrastrutture per l’utilizzo e l’accumulo delle risorse idriche. Dall’altra l’attuazione di riforme per una gestione efficiente ed integrata delle acque, quali la più spedita attuazione del ‘Piano nazionale degli interventi nel settore idrico’ (varato nel 2017) e la costituzione di soggetti gestori su più larga scala dei singoli Comuni. Per quanto riguarda gli interventi infrastrutturali il principale concerne la creazione di un sistema di bacini di stoccaggio che consentano di garantire la sicurezza dell’approvvigionamento idrico, limitando così l’impatto dei cambiamenti climatici e degli eventi siccitosi.
Mai più reti idriche colabrodo
Parimenti importanti sono però da considerare anche gli interventi sulle reti di distribuzione la cui situazione, attestata dai dati del Ministero delle infrastrutture, è da considerare del tutto insoddisfacente. Per quanto riguarda le reti idropotabili si registra una perdita media del 42% (pari a 157 litri al giorno persi per abitante), con punte del 51% nel Meridione. L’obiettivo del PNRR è di ridurre entro il 2026 del 15% tali perdite su 15.000 km di reti idriche sia con azioni di manutenzione e sostituzione che attraverso la completa digitalizzazione per il monitoraggio continuo di condotte che per il 35% hanno un’età compresa fra i 30 e 50 anni.
Efficientare l’irrigazione, la depurazione, le fognature
Ma perdite e inefficienze si registrano anche nelle infrastrutture idriche per l’irrigazione, così come negli impianti di depurazione e nei sistemi di deflusso. Da qui la previsione di investimenti volti ad aumentare l'efficienza nell’utilizzo agricolo, anche tramite l’installazione di misuratori e sistemi di controllo a distanza per la quantificazione e il monitoraggio degli usi. L’obiettivo è quello di avere entro il 2026 un incremento del 15% delle aree coltivate con sistemi irrigui più efficienti, in modo da aumentare la resilienza dell’agricoltura alle probabili intensificazioni dei fenomeni di siccità. Interventi di ammodernamento che il PNRR prevede anche per le fognature e gli impianti di depurazione, carenti soprattutto nel Mezzogiorno e nelle aree a maggiore densità abitativa, non a caso oggetto di numerose procedure di infrazione comunitaria.
L’impronta idrica dello spreco alimentare in Italia
La crisi climatica impone però anche a ciascuno di noi comportamenti responsabili nell’utilizzo dell’acqua nel quotidiano, così come nella prevenzione dello spreco alimentare e dei suoi impatti. Perché l’acqua si ‘butta via’ con abitudini e comportamenti idrovori sbagliati ma anche con lo sperpero alimentare. Secondo i dati rilasciati dall’osservatorio Waste Watcher in occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua dello scorso 22 marzo, partendo dal report italiano 2023 sulla quantità di cibo dilapidato (524,1 grammi pro capite a settimana), la stima dell’impronta idrica dello spreco alimentare domestico nel nostro Paese vale oltre 140 miliardi di litri d’acqua.
L’impegno di Coopservice e Servizi Italia per la riduzione dei consumi idrici
In Coopservice prestiamo estrema attenzione all’utilizzo del capitale naturale e operiamo per ridurre i consumi energetici e lo spreco di risorse per tutti i servizi che eroghiamo. Così avviene nel settore del cleaning professionale, dove assume un valore dirimente la capacità di gestire in modo responsabile l’utilizzo della materia prima acqua. Proprio ciò che cerchiamo di fare ogni giorno in Coopservice e Servizi Italia con i nostri servizi di pulizia e sanificazione che garantiscono i più elevati standard di qualità ricorrendo a tecniche e strumentazioni idonee a ridurre il consumo di acqua e l’utilizzo di prodotti chimici inquinanti. Si tratta di risultati ottenuti grazie alla specifica formazione del personale e con il ricorso alle più avanzate soluzioni tecnologiche, quali la dotazione di lavasciuga e robot lavapavimenti dotati di sistemi di riciclo dell’acqua sporca così come di sistemi di lavaggio industriale con recupero delle acque di risciacquo.
Meccanizzare il processo di lavaggio dei pavimenti, in modo particolare delle grandi superfici, consente di ridurre drasticamente la quantità di acqua utilizzata rispetto ai metodi più tradizionali.
Per pulire ad esempio un pavimento di 300 mq, con una lavasciuga si può ridurre di 1/3 la quantità di acqua necessarie (addirittura di 1/10 ricorrendo ai sistemi più avanzati), oltre a garantire un risultato di pulizia migliore grazie al motore di aspirazione che rimuove lo sporco dal pavimento. Senza dimenticare il risparmio in termini di tempo considerato che l’operatore non deve fermarsi per riempire il secchio o cambiare l’acqua sporca.
Esistono sistemi che applicano i principi dell’elettrolisi per generare una soluzione pulente efficace composta da migliaia di nanobolle capace di pulire superfici molto vaste con un singolo serbatoio d’acqua consumando fino al 70% di risorsa in meno rispetto ai metodi convenzionali.
In altri, la tecnologia consente di riciclare la soluzione lavante e ridurre ulteriormente i consumi di acqua. Infatti, in una lavasciuga, acqua pulita e detergente vengono utilizzati solo per pochi secondi, il tempo necessario per il passaggio delle spazzole e l’aspirazione del tergipavimento. Questa soluzione non è quindi satura e può essere filtrata per essere riutilizzata consentendo un minor consumo sia di acqua sia di detergente.
È anche possibile scegliere sistemi di lavaggio senza prodotti chimici che non rilasciano nell’ambiente composti organici volatili (VOC), garantendo la stessa azione detergente grazie ad un processo di conversione elettrica dell’acqua. Questo sistema riduce anche la quantità di rifiuti da smaltire, oltre ad incidere significativamente sulla riduzione dei costi del servizio.
Notevoli risparmi si possono conseguire anche nelle lavanderie industriali grazie a sistemi di riciclo delle acque, ad esempio ricorrendo ad essiccatori a circuito chiuso. L'acqua recuperata attraverso l'essiccatore, infatti, viene mandata nuovamente in circolo per altri lavaggi, permettendo di risparmiare fino al 40% di energia e fino al 60% di acqua.
Ma ci sono altre soluzioni per la riduzione dell’impatto ambientale nelle lavanderie industriali come l’utilizzo di scambiatori di calore per recuperare energia dalle alte temperature dell’acqua di scarico dei macchinari e ottimizzare l’utilizzo dell’energia stessa durante il processo di lavaggio, così come un uso sapiente dei detergenti e del loro dosaggio per limitare gli sprechi.
Favorire la circolarità e la riduzione dell’impatto ambientale è per Coopservice e Servizi Italia una missione. Creare modelli di servizio ecosostenibili e votati al risparmio di acqua ed energia, senza compromessi sui risultati, è una risposta concreta all’emergenza idrica e al cambiamento climatico, oltre che una soluzione intelligente che comporta vantaggi evidenti sull’operatività e sulla qualità delle prestazioni.
Alcune semplici pratiche per diminuire il consumo di acqua nelle nostre case
Rimane il fatto che, come detto, l’impegno alla limitazione dello spreco idrico non riguarda certo solo il settore del cleaning professionale ma chiama in causa le pratiche quotidiane di ciascuno di noi. Quando si fanno le pulizie di casa ad esempio è consigliabile ricorrere a detergenti ecologici che, oltre a non contenere sostanze chimiche nocive per l’ambiente, necessitano di una minima diluizione in acqua e non hanno bisogno di risciacquo.
Ma più in generale sono tanti e molto semplici i piccoli accorgimenti che possiamo applicare nella vita di tutti i giorni:
- usare la lavatrice o la lavastoviglie solo a pieno carico;
- ridurre il tempo di permanenza sotto alla doccia;
- chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti o ci si fa la barba;
- installare riduttori di flusso ai rubinetti;
- utilizzare detergenti ecologici e senza risciacquo o, in alternativa, sistemi a vapore che non richiedono prodotti chimici;
- raccogliere l’acqua piovana o riciclare l’acqua usata in cucina (ad es. per il lavaggio di frutta e verdura o la cottura della pasta) per irrigare piante e fiori domestici.
Si tratta di pratiche alla portata di tutti che, se applicate con continuità, portano ad un abbattimento dei consumi idrici per niente trascurabile.