I sistemi di welfare aziendale sono applicati principalmente nei Paesi del nord Europa (Svezia, Finlandia, Germania) ma negli ultimi anni stanno vivendo una stagione straordinaria anche in Italia. Il sostegno al reddito privato, nel nostro Paese, si è diffuso solo recentemente, grazie ai vantaggi fiscali regolati dagli articoli 51 e 100 del TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi).
Nonostante le poche esperienze documentate, il welfare aziendale si presenta come uno strumento polivalente vantaggioso sia per l’impresa, sia per il dipendente.
Welfare aziendale: i vantaggi per i dipendenti
Le iniziative a sostegno del reddito per i dipendenti apportano vantaggi all’impresa, poiché capaci di aumentare i benefici economici e la soddisfazione dei lavoratori che, come ormai noto, genera uno slancio positivo per la produttività e rafforza il senso di appartenenza.
I benefit previsti dai sistemi di welfare aziendale, cosiddetti flexible benefits, possono essere definiti contrattualmente oppure privatamente dal datore di lavoro, non sono monetari e si sommano allo stipendio. Tra quelli più noti troviamo gli abbonamenti per i mezzi di trasporto, i corsi di formazione, i buoni acquisto, ma anche le polizze sanitarie, i rimborsi per le spese scolastiche o gli abbonamenti per cinema e teatro.
Il vantaggio che i dipendenti ottengono è sia economico, sia legato alla soddisfazione personale. Attraverso queste politiche i lavoratori godono di servizi di sostegno al reddito altrimenti assenti, aumentano il proprio potere d’acquisto e migliorano il benessere personale e familiare. Ricerche a riguardo, evidenziano come tutto ciò favorisca la soddisfazione professionale e relativo miglioramento della vita in azienda e personale nel contesto familiare.
Secondo una indagine condotta da IPSOS nel 2017, in merito alla natura dei benefits, risulta che il 59% degli intervistati apprezza molto i benefici rivolti a tutta la famiglia: contributi per tasse o libri scolastici, rette degli asili nido, baby sitter e campi estivi, ma anche servizi per la cura degli anziani.
Le leggi di stabilità del 2016 e del 2017 hanno determinato alcune novità a favore dello sviluppo del welfare aziendale:
- introduzione della tassazione agevolata del 10% sui premi di produttività fino ad un massimo di 3.000 euro;
- aumentato del tetto massimo di reddito per poter beneficiare della tassazione agevolata (80.000 euro);
- estensione ad numero maggiore di “strumenti” di welfare aziendale gli sgravi fiscali relativi al versamento dell’IRPEF ;
- dal 2018 i benefits riguardano anche l’acquisto o il rimborso degli abbonamenti per il trasporto pubblico.
Welfare aziendale: i vantaggi per l’impresa
Nonostante ci siano i presupposti per far decollare il welfare aziendale, gli episodi in Italia sono ancora limitati e riguardano maggiormente le grandi imprese situate al nord e al centro dello Stivale. Per favorire la diffusione del sistema privato di sostegno al reddito, sono sempre più frequenti bandi regionali e piani nazionali di sostegno alla sperimentazione di pratiche di welfare.
È importante sapere che le aziende che decidono di attuare sistemi di Welfare godono di vantaggi fiscali, secondo Giulia Mallone – “le ricerche economiche calcolano che il misuratore di impegno del lavoratore (employee engagement index) aumenti del 30% quando il welfare viene introdotto e del 15% quando un servizio già esistente viene migliorato. Le misure di welfare erogate nel rispetto del quadro normativo vigente consentono la completa deducibilità dei costi per l’azienda e non concorrono alla formazione di reddito di lavoro per il dipendente. Anche grazie a questo trattamento fiscale di favore (per quanto meno vantaggioso di come calcolato nel resto d’Europa) il welfare aziendale consente di raggiungere tre obiettivi gestionali:
- l’aumento della retribuzione reale dei lavoratori, senza corrispettivo aggravio del costo del lavoro per unità di prodotto;
- il miglioramento del clima aziendale, del benessere dei lavoratori e del loro potere d’acquisto, con effetti diretti sulla riduzione dell’assenteismo, dei costi di inefficienza e con un innalzamento dell’orgoglio di appartenenza;
- l’ottimizzazione dell’impatto fiscale e contributivo del compenso non monetario sia per i lavoratori che per l’impresa.
Welfare aziendale nel DNA di Coopservice
In Italia i “flexible benefits” sono ancora poco diffusi. Lo testimonia il Rapporto Welfare Index PMI 2017, che ha evidenziato come solo il 5,8% delle PMI li utilizzi, ma per Coopservice il welfare è da sempre nel DNA dell’azienda.
Offrire benefit non monetari volti a sostenere il reddito e migliorare il benessere dei lavoratori e delle loro famiglie è un impegno concreto; soci e i dipendenti possono accedere ad iniziative dedicate in base al loro status.
In particolare, i soci beneficiano di opportunità sociali come la rivalutazione e la remunerazione della quota sociale, il prestito sociale e il ristorno (istituto giuridico attraverso il quale si realizza la mutualità), oltre a godere di prestazioni aggiuntive di sanità integrativa e previdenza.
Altre iniziative sociali, alcune estese solo a determinate condizioni anche ai dipendenti, offrono un supporto ed un sostegno economico alle famiglie:
- borse di studio per i figli studenti meritevoli;
- convenzioni per centri estivi per bambini e ragazzi;
- viaggi e vacanze a condizioni vantaggiose;
- sconti e convenzioni riservate per l’acquisto di beni e servizi;
- concorsi a premi per esaltare i talenti artistici e le abilità personali.
Dal 2017 è stato costituito un Fondo di solidarietà riservato ai soci e alle loro famiglie con l’obiettivo di fornire un aiuto concreto in caso di forti difficoltà come gravi malattie, lutti, spese mediche non coperte da fondi sanitari, assistenza ai familiari ricoverati, acquisto di presidi sanitari.