#ChooseToChallenge (anche in pochi centimetri quadrati)
Significato, richiami e nuovi luoghi simbolo del tema dell’International Women’s Day 2021
“Hand up high to show you’re in”. Alza la tua mano per dimostrare che ci sei e che la tua scelta è quella di sfidare i pregiudizi e denunciare la disuguaglianza di genere. E’ la posa che simboleggia l’adesione a #ChooseToChallenge , la parola d’ordine o meglio il grido di battaglia assurto a tema dell’International Women’s Day 2021 .
Una dichiarazione di intenti e, insieme, un invito a non limitarsi alla retorica celebrativa che si esaurisce nell’8 marzo. Un richiamo, cioè, alla responsabilità diretta attraverso l’assunzione di impegno personale per la compiuta affermazione della parità di genere e la costruzione di un mondo più inclusivo. Un obiettivo che ciascuno è chiamato a coltivare nel proprio quotidiano, e che, grazie ai social media, si ha l’opportunità di condividere con milioni di individui e migliaia di organizzazioni e istituzioni.
#ChooseToChallenge è un’azione che si cala appieno nello spirito del tempo, nel quale la dimensione della sfida e dell’impegno in prima persona fa da contraltare alle derive individualistiche e agli orientamenti difensivi di ‘rintanamento’ sociale: le sfide collettive permeano la contemporaneità e chiamano in causa l’apporto di tutti per potere essere vinte.
Basti pensare alla madre di tutte le battaglie che attendono l’umanità, quella per la sostenibilità e contro il climate change, che dovrà forzatamente riprendere il primo posto nell’agenda mondiale una volta superata l’emergenza sanitaria.
#ChooseToChallenge è un’affermazione di carattere morale prima che politico-programmatica, un manifesto che si pone in continuità con i richiami alla mobilitazione attiva quali l’ “I care” di Barack Obama, non a caso lo stesso appello coniato 60 anni prima da don Lorenzo Milani in contrapposizione al “Me ne frego” di derivazione fascista.
Perché #ChooseToChallenge come I care vuole rappresentare una forma di identificazione, una spinta alla presenza, alla fiducia, alla partecipazione: “Io ci sono. Intendo fare la mia parte. Su di me si può contare”. Prefiggendosi di condividere (lo sharing dell’era dei social) la ricchezza degli apporti individuali in nome di una causa collettiva.
Anche perché è pur vero che qualche segnale positivo, negli ultimi anni, è arrivato e la diffusione di movimenti contro i pregiudizi e le disuguaglianze di genere ha assunto nel mondo una scala senza precedenti. Pensiamo ad esempio all’impatto planetario del movimento di denuncia contro le molestie sessuali e le violenze sulle donne #MeToo (diffuso in modo virale a partire dall’ottobre 2017 con l’apparizione dell’hashtag sui social media), oppure a conquiste civili quali la recente depenalizzazione dell’aborto in Irlanda del Nord e l’abrogazione della legge che, in Sudan, regolava il modo in cui le donne si comportavano e si vestivano in pubblico.
Così come, ovviamente, va salutata come grande e positiva novità la prima elezione di una donna alla vice-presidenza degli Stati Uniti.
“Fearless Girl” di Kristen Visbal, 2017, durante l’installazione temporanea di fronte al Charging Bull di Wall Street
Certo eventi di rilievo, ma che non devono fare dimenticare che la dimensione della sfida per il superamento dei pregiudizi e delle disuguaglianze di genere è ancora ciclopica, tanto che istituti di ricerca come il World Economic Forum prevedono che occorreranno ancora alcune generazioni prima che arrivi a compimento.
Ma nel frattempo la lotta per la piena emancipazione femminile si è arricchita, oltre che di hashtag e conquiste, anche di nuovi spazi simbolici. Anche di pochi centimetri quadrati.
Come la targa rotonda che a New York mostra le impronte della Fearless Girl, la ragazzina di bronzo che, mani sui fianchi in segno di sfida, fronteggiava fino a qualche anno fa sul selciato di Wall Street il Toro simbolo del capitalismo mondiale. Era stata posizionata da una società di gestione finanziaria per il lancio di un fondo che investe in aziende che dimostrano di attuare pratiche contro il Gender Gap. Un’installazione che voleva essere temporanea. Ma che a furor di popolo è stata mantenuta. E ha addirittura generato copie in giro per il mondo (Londra, Oslo, Melbourne, Johannesburg….ma la lista è in crescita). Solo hanno dovuto cambiarle di posto. Perché lo scultore del Toro di Wall Street non era contento. E allora al suo posto hanno messo sul selciato una piccola targa rotonda con le sue impronte : “Fearless Girl si è spostata al New York Stock Exchange. Finché lei si trova lì, prendi il suo posto”. #ChooseToChallenge, appunto. Possono bastare anche pochi centimetri quadrati.