La scelta del Report Integrato in nome della sostenibilità e della trasparenza
Coopservice ha pubblicato il Report Integrato 2022 (il sesto dal 2017), redatto in conformità agli standard di rendicontazione definiti dal Global Reporting Initiative – GRI, come attestato dalla ‘Limited Assurance Engagement’ rilasciata dalla società di certificazione Deloitte & Touche. Pur non rientrando tra le aziende obbligate dalla nuova normativa, Coopservice ha deciso volontariamente di aderire agli standard per rimarcare ancora una volta il proprio impegno nella direzione della sostenibilità, dell’etica, della trasparenza e della piena considerazione verso l’universo dei propri stakeholder. Ma come nasce tale indirizzo aziendale? E, prima di tutto, qual è il contesto culturale in cui va collocata la scelta del Report Integrato quale modalità di rendicontazione?
La necessità di andare oltre la misurazione della sola redditività economica
All’inizio degli anni ‘70 Milton Friedman, premio Nobel dell’Economia, assurse a figura simbolo della dottrina che ha accompagnato il vertiginoso sviluppo economico e tecnologico a cavallo degli ultimi due secoli. Secondo tale impostazione ‘tradizionale’, il successo di un’azienda doveva essere misurato esclusivamente guardando al valore economico prodotto nell’interesse degli azionisti, con l’unica avvertenza che la generazione del profitto avvenisse nel rispetto delle regole giuridiche e di sana concorrenza. Il reddito e la solidità patrimoniale venivano dunque considerati quale unici indicatori dell’efficienza dell’impresa e, di conseguenza, le informazioni da fornire a tutti gli interlocutori erano essenzialmente quelle desumibili dai bilanci civilistici.
In un unico documento le informazioni finanziarie, le prospettive strategiche e gli impatti sociali e ambientali
L’approccio tradizionale, però, non prende in considerazione l’impatto complessivo dell’attività economica, sia in relazione al consumo della quantità (limitata) di risorse a disposizione sia, soprattutto, agli effetti di lungo termine dei processi produttivi sull’universo dei referenti aziendali (stakeholder), sulla società, sull’ambiente, sulla stessa economia. Da qui il crescente orientamento verso uno strumento integrato che, riunendo le prestazioni finanziarie e non finanziarie in un unico documento, consente di fornire una visione globale delle performance dell’attività di impresa. Un Report compiutamente integrato dunque che, nella definizione dell’International Integrated Reporting Council – IIRC, detentore del framework di riferimento, “contiene informazioni circa la capacità dell’azienda di creare, distruggere o preservare valore nel lungo termine”.
Le alternative possibili al Report Integrato
Perché proprio questo è il punto. Il Report Integrato è solo una delle diverse modalità di rendicontazione che un’impresa può utilizzare per allargare lo sguardo oltre i meri risultati economico-finanziari. Si può optare per il bilancio sociale, strumento con cui viene comunicato agli stakeholder l’insieme delle strategie e delle politiche di ‘responsabilità sociale’ adottate, oppure per il bilancio di sostenibilità che, già integrando lo standard del GRI (Global Report Initiative), va oltre la rendicontazione dei comportamenti socialmente responsabili documentando analiticamente l’impatto aziendale sulle 3 dimensioni della sostenibilità: economica, sociale e ambientale.
Il concetto di ‘creazione del valore’ al centro del Report Integrato
Rispetto a queste due modalità, la scelta di ricorrere al Report Integrato rappresenta un ulteriore ‘salto di complessità’, alzando l’asticella della reportistica alla volontà di mettere a fuoco non solo i comportamenti e le politiche ‘responsabili’ adottate ma il ‘valore’ complessivamente generato (o distrutto) dall’azienda nello svolgimento delle proprie attività. Proprio il concetto di ‘creazione del valore’ nel breve, medio e lungo termine è alla base della reportistica integrata, un valore che, ben al di là dell’aspetto meramente economico, viene misurato in relazione alla pluralità delle risorse utilizzate e alle ricadute su tutto ciò che ruota intorno all’impresa. Qual è il risultato del trattamento delle risorse all’uscita (output) dei processi di produzione aziendale? Il valore da esse generato e ad esse associato si è accresciuto, preservato o piuttosto distrutto nel tempo?
L’analisi input-output dei ‘6 capitali’ a disposizione dell’impresa
Ma di quali risorse parliamo? Si tratta, nel gergo della reportistica integrata, dei ‘capitali’ che confluiscono nella gestione dell’impresa e che, appunto, costituiscono l’oggetto dei processi di trasformazione aziendale (creazione, distruzione, preservazione). I capitali sono considerati stock di valore già presenti ‘in ingresso’ che possono essere incrementati, ridotti o trasformati dall’attività e dagli output dell’organizzazione. Con la reportistica integrata, l’azienda viene così setacciata e valutata quale ‘centro di produzione di valore’ generato (o deturpato) dalla lavorazione dei 6 capitali disponibili:
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Capitale Finanziario: la totalità dei fondi che l’azienda utilizza per svolgere la propria attività.
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Capitale Produttivo: le risorse fisiche tangibili funzionali alla produzione di beni o servizi quali stabilimenti, attrezzature, infrastrutture.
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Capitale Naturale: le risorse ambientali che vengono utilizzate e su cui incidono i processi produttivi, quali l’acqua, l’energia, la terra, i minerali, le foreste, la biodiversità e la salute degli ecosistemi.
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Capitale Sociale e Relazionale: relazioni, connessioni o network cui l’azienda attinge per svolgere la propria attività.
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Capitale Umano: competenze, capacità ed esperienze delle persone che lavorano in azienda.
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Capitale Intellettuale: beni immateriali dai quali dipendono vantaggi competitivi quali brevetti, know-how, software, procedure e protocolli organizzativi, cui vanno aggiunte le risorse intangibili associate al brand e alla reputazione aziendale.
I 6 capitali rappresentano, dunque, al contempo sia gli input che gli output dell’attività aziendale e la modalità e gli effetti della loro trasformazione, a seguito dei processi produttivi, determina il risultato complessivo in termini di creazione (o distruzione o preservazione) del valore. Secondo la logica della reportistica integrata l’azienda viene in tal modo intesa e gestita come centro di produzione di valore non certo solo a favore degli azionisti, ma anche per tutti gli altri stakeholder e, più in generale, nei confronti della società e dell’ambiente circostante.
L’introduzione della Doppia Materialità
Un passaggio preliminare fondamentale nella corretta valutazione del ‘valore’ generato dall’azienda è costituito dall’analisi di materialità, ovvero l’identificazione e la prioritizzazione dei temi ‘materiali’ ossia le tematiche che risultano significative per l’azienda e che generano un impatto sull’economia, sull’ambiente e sulle persone. Nel Report Integrato 2022 di Coopservice, l’analisi di materialità è stata redatta in modo conforme ai nuovi ‘Global Reporting Initiative Sustainability Reporting Standards’ definiti dal GRI, e ha portato alla definizione della Impact Materiality costituita da 17 temi materiali, sui quali l’azienda ha rendicontato evidenziando gli impatti positivi/negativi, potenziali/effettivi e le strategie adottate per la loro gestione.
La crescente attenzione da parte degli stakeholder agli indicatori ESG (Environmental, Social, Governance) fa sorgere la necessità di nuovi modelli di reportistica basati, non solo sull’identificazione degli impatti generati dai processi aziendali sull’ambiente e la società (ruolo svolto dalla Impact Materiality), ma anche degli impatti che le questioni inerenti alla sostenibilità possono avere sull’organizzazione (in questo caso si parla di Financial Materiality).
I nuovi European Sustainability Reporting Standard (ESRS) di EFRAG, in corso di adozione da parte della Commissione Europea e approvati a fine luglio 2023, prevedono la Doppia Materialità come uno dei principi cardine per le società soggette alla nuova Corporate Sustainability Reporting Directive.
Coopservice ha deciso di approcciare la doppia materialità già in questa edizione del Report Integrato, avviando una prima valutazione dei temi di sostenibilità che possono avere un impatto finanziariamente rilevante a causa dei loro effetti attuali o probabili sui flussi di cassa, sullo sviluppo, sulla performance, sulla posizione, sul costo del capitale o sull’accesso ai finanziamenti.
Uno strumento chiaro, completo e comparabile a disposizione di tutti
Il risultato è il più ‘completo’ possibile: non solo il Report Integrato 2022 di Coopservice accorpa in unico documento le informazioni finanziarie e non finanziarie, ma fornisce una visione d’insieme dell’attività dell’azienda documentando sia i suoi obiettivi di sostenibilità che la pluralità e, soprattutto, l’effettiva qualità delle performance prodotte. Uno strumento chiaro, sintetico e comparabile che si rivolge a tutti gli stakeholder e fornisce un quadro esaustivo della capacità dell’impresa di creare valore nel breve, medio e lungo termine in modo sostenibile e responsabile.