Il progresso che vince: l’avvenuta integrazione della sostenibilità nei modelli di business delle imprese europee
Ci sono tendenze che, pur nelle contraddizioni e nel caos dei tempi correnti, rappresentano senza margini di smentita punti di svolta verso un futuro migliore. La ormai completa integrazione della sostenibilità all’interno dei modelli di business che orientano l’attività delle imprese europee è uno di questi. Un processo che parte da lontano ma che ha assunto nell’era post-Covid uno slancio definitivo, delineando un percorso che non prevede strade di ritorno e nell’ambito del quale termini quali redditività, sostenibilità, performance economica e performance ESG si configurano quali componenti intrecciate dello stesso paradigma.
Un nuovo modello che si è rivelato più forte delle incertezze indotte dalle tensioni geopolitiche e dalla rivoluzione digitale
Certo si tratta di un salto di qualità determinato dalle politiche dell’Unione Europea, in primis il Green Deal varato dalla Commissione tra il 2019 e il 2020, che si vanno traducendo nel tempo in Direttive, Atti delegati, Princìpi guida a cui, una volta recepiti dai singoli Stati, le aziende sono tenute ad uniformarsi. Ma c’è di più. Perché il nuovo paradigma, che avviluppa redditività e sostenibilità, si è affermato in virtù di una forza propria che ha consentito di superare le incertezze generate dal peggioramento progressivo del quadro geopolitico europeo in conseguenza della crisi ucraina. Così come non si è lasciato intimidire dall’impatto rivoluzionario che già l’incessante evoluzione tecnologica sta portando sull’assetto organizzativo e produttivo delle aziende, rischiando in tal modo di sovraccaricare di nuove sfide un quadro già impregnato di epocali cambiamenti.
La forza del nuovo paradigma è nel clima culturale che l’ha favorito
Non è pertanto solo in forza della coercizione legislativa che è spiegabile l’affermazione del nuovo modello di business. La definitiva adozione da parte dell’UE della Direttiva CSRD e degli Atti delegati sugli ESRS si è innescata sul terreno fertile di tendenze culturali che sempre più si stanno radicando: lo zeitgeist, lo spirito del tempo, ha cioè favorito il loro recepimento. Così parallelamente all’evoluzione normativa e all’introduzione di strumenti finanziari quali i social bond e i green bond è andata via via crescendo la consapevolezza verso le tematiche ESG, alimentando in un circolo virtuoso le aspettative dell’opinione pubblica ma anche degli investitori, degli stakeholder, degli utilizzatori di bilanci, degli stessi dipendenti.
La necessità di una reportistica di sostenibilità verificabile e comparabile
Il risultato è che un numero crescente di soggetti si aspetta dalle imprese impegni, politiche e risultati di sostenibilità coerenti, da documentare in una reportistica accurata, chiara e trasparente. E qui si apre il discorso sulla necessità, per il mondo dell’accounting, di continuare a fare passi avanti nella definizione di standard per la corretta misurazione della sostenibilità e per la comparabilità delle rendicontazioni ESG: chiarezza, misurabilità, confrontabilità delle informazioni diventano i princìpi guida su cui poggiare sia i rating di sostenibilità e la fiducia degli investitori che, in ultima analisi, la reputation delle aziende nell’ambito delle società di riferimento.
La Direttiva europea CSRD e gli standard di informativa ESRS
In questo senso ai consolidati standard di rendicontazione definiti dal GRI – Global Reporting Initiative si è aggiunta la pubblicazione a fine 2022 della Direttiva europea n.2464 riguardante la rendicontazione societaria di sostenibilità, Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD, e l’adozione (31 luglio 2023) dell’Atto delegato sulla prima serie di standard di informativa sulla sostenibilità, European Sustainability Reporting Standard – ESRS, i quali forniscono un primo quadro completo di riferimento ancorché bisognoso di approfondimenti e chiarimenti. I 12 ESRS contengono, infatti, indicazioni generali in materia di rendicontazione di questioni ambientali, sociali e di governance, un set completo di regole per misurare l’impatto generato dall’attività aziendale sulle persone e sull’ambiente, nonché dei rischi finanziari e delle opportunità per le aziende sulle questioni connesse alla sostenibilità.
Le due direzioni della sostenibilità: il concetto centrale della ‘Doppia Materialità’
È questo il tema, molto dibattuto, della doppia materialità, introdotto dalla Direttiva CSRD e disciplinato negli ESRS, inerente l’identificazione sia degli impatti ‘materiali’ generati dai processi aziendali sull’ambiente e la società (c.d. Impact Materiality) che dell’incidenza che le tematiche di sostenibilità possono avere sull’andamento dell’impresa e sulla sua situazione economico-finanziaria (Financial Materiality). Ciò significa che il rischio che l’impresa affronta occupandosi di sostenibilità (outside-in) e l’impatto da essa prodotto (inside-out) rappresentano ciascuno una dimensione di materialità ma, è questo il punto che genera necessità di chiarimenti, la loro corretta ed esaustiva identificazione è una attività soggetta ad elevata incertezza in quanto spesso le 2 dimensioni non sono comprese o applicate correttamente e il relativo processo di determinazione finisce per essere alquanto complicato.
Urgono chiarimenti applicativi per assecondare una corretta reportistica
È per questo che l’EFRAG, l’European Financial Reporting Advisory Group incaricato dalla Commissione Europea della preparazione degli standard di rendicontazione di sostenibilità, si è impegnato a predisporre una application guidance sulla doppia materialità con l’obiettivo di fornire indicazioni chiare circa le metodologie di calcolo. Rimane il fatto che l’impresa è tenuta all’adozione di un processo di due diligence utile a descrivere le procedure applicate, i potenziali impatti negativi derivanti dalla sua attività e le azioni intraprese per mitigare tali impatti, dotandosi conseguentemente di sistemi di rilevamento e controllo interno appropriati.
La gradualità applicativa prevista dalla Direttiva CSRD
Ma se la Doppia Materialità introdotta dagli ESRS rappresenta uno dei principi cardine per le società soggette alla Corporate Sustainability Reporting Directive, la complessità della sua applicazione ha indotto la Commissione Europea a prevedere step progressivi relativi alla obbligatorietà di rendicontazione, step che in base alle dimensioni e alle patrimonializzazioni aziendali fissano come punto di inizio il 31 dicembre 2024 (ma solo per gli Enti di interesse pubblico con oltre 500 dipendenti, più di 20 mln € di stato patrimoniale e ricavi superiori a 40 mln €) prevedendo poi allargamenti anno dopo anno fino a giungere a chiudere il perimetro di applicazione al 31 dicembre 2028.
Coopservice conferma la scelta di adeguarsi da subito ai nuovi parametri europei
Incertezza e complessità non possono però rappresentare alibi per le aziende che intendono affrontare con serietà e tempestività le sfide della sostenibilità. Per questo, come già avvenuto per l’esercizio 2022, il Report Integrato 2023 di Coopservice è stato progettato recependo in forte anticipo rispetto agli obblighi previsti i più aggiornati standard introdotti dalla legislazione europea. Il Report risulta così redatto e pubblicato secondo due modalità: nella versione ‘consolidata’ secondo gli standard GRI ma anche nella modalità ‘aggiornata’ incorporando i criteri ESRS introdotti nel luglio dello scorso anno. Una conferma, dunque, di una scelta totalmente volontaria di immediato avvicinamento alla nuova Corporate Sustainability Reporting Directive – CSRD nell’ottica di migliorare la trasparenza e la comparabilità delle informazioni fornite agli investitori, agli stakeholder e alle comunità di riferimento.
La presentazione della CoP per ribadire l’adesione di Coopservice al Global Compact
Contestualmente Coopservice ha prodotto la rendicontazione necessaria per confermare la propria adesione all’ UN Global Compact, il ‘patto globale’ con gli operatori economici promosso dalle Nazioni Unite per promuovere i valori della sostenibilità nel lungo periodo attraverso azioni, pratiche aziendali, comportamenti sociali e civili che siano responsabili e tengano conto anche delle future generazioni. La reportistica specifica richiesta, denominata Communication on Progress - CoP, era già stata presentata volontariamente da Coopservice per l’esercizio precedente (l’obbligo scattava solo a partire dal 2024) ad ulteriore attestazione dell’impegno concreto della cooperativa verso le tematiche ESG.
SCARICA LE 2 VERSIONI DEL REPORT INTEGRATO 2023 DI COOPSERVICE