La salute e la sicurezza del lavoro: un problema non risolto
Come un fiume carsico la questione della salute e della sicurezza sul lavoro (SSL, OSH in inglese) emerge periodicamente in occasione di eventi che, per la loro particolare dinamica o soggettività, attirano l’attenzione dei media e dell’opinione pubblica. Prima dei tre incidenti mortali occorsi nello scorso Venerdì Santo, tra gli ultimi casi che avevano riacceso i riflettori quello della ragazza rimasta intrappolata tra i rulli di un macchinario tessile a Prato o, più recente, dell’operaio colpito da una gru mentre eseguiva lavori ad un ripetitore telefonico. Ma il fiume delle morti e degli infortuni sul lavoro, al di là dell’intermittenza dell’attenzione che suscita, non conosce cali di portata.
Morti bianche, infortuni e malattie professionali, piaga del mondo e… dell’Italia
Solo per rimanere all’Italia, dall’esame dei dati si può affermare che nel 2021 siano morte ogni giorno 3 persone nell’esercizio della propria attività lavorativa (nel mondo si stima invece una morte ogni 15 secondi), mentre nei primi 2 mesi dell’anno in corso sono 114 le denunce di morti sul lavoro presentate ad Inail e complessivamente 121.944 le denunce di infortuni. Un dato, quest’ultimo, che segna un incremento di quasi il 48% rispetto al primo bimestre 2021, attestando una realtà che va ben oltre la constatazione della persistenza del problema. Parimenti in incremento si registrano le denunce di malattia professionale: a gennaio più 7% rispetto ad analogo mese nel 2021, con particolare incidenza delle patologie del sistema osteo-muscolare e del tessuto connettivo, così come di quelle del sistema nervoso e dell’orecchio, seguite dai tumori e dalle malattie del sistema respiratorio.
L’impatto della pandemia sul quadro SSL in Italia
Sul poco confortante quadro generale si è negli ultimi 2 anni innescata la dinamica della pandemia. La scheda nazionale infortuni sul lavoro da Covid-19 dell’Inail riporta che da marzo 2020 a dicembre 2021 sono state oltre 191 mila le denunce di infortunio da coronavirus segnalate, equivalenti al 16,7% del totale delle denunce pervenute nel periodo in esame e il 3,1% del totale dei contagi in Italia. Di esse, sono 811 le persone decedute avendo contratto il Covid-19 in ambito lavorativo, segnando una incidenza dello 0,6% rispetto al complesso dei deceduti nazionali.
Le problematiche di SSL indotte dai mutamenti sociali, organizzativi e occupazionali
Ma l’effetto della pandemia sulla preservazione della salute in orario di lavoro va ben oltre la mera contabilità dei contagi. È noto come l’adozione su larga scala di pratiche di telelavoro e smart working insieme ai tanti aspetti positivi abbia accentuato la diffusione di patologie psicosociali quali la solitudine e l’isolamento, pericolose anticamere di sindromi depressive. Più in generale, non vi è dubbio che l’affermarsi di nuovi rischi professionali costituisca un effetto collaterale dei vorticosi cambiamenti sociali e organizzativi della modernità. Stress da eccessivi carichi di lavoro, sentimenti di insoddisfazione indotti dalla crescente difficoltà di allineare aspettative personali e vincoli occupazionali, stati di ansia e insicurezza generati dalla precarietà degli impieghi. Non è un caso del resto che il fenomeno delle ‘grandi dimissioni’ (la ‘great resignation’ inizialmente comparsa negli Usa) si sia ormai diffuso in tutto il mondo occidentale e, ponendosi come trasversale a tutte le fasce d’età, racconti della ricerca di un maggiore equilibrio tra vita privata e lavoro.
Opportunità e potenziali pericoli dall’innovazione tecnologica: un focus europeo
Vi è poi l’impatto dell’innovazione tecnologica sul mondo del lavoro, che, insieme alle enormi potenzialità migliorative quali l’affrancamento da mansioni ripetitive e usuranti (come noto l’automazione e l’uso di robot aiuta ad evitare il verificarsi di situazioni pericolose per i lavoratori, mentre i cobot possono diminuire lo sforzo fisico e facilitare l’accesso al lavoro per operatori in età avanzata o con disabilità), genera a sua volta potenziali rischi. Si tratta di problematiche già in stato avanzato ed evidentemente per nulla marginali se, ad esempio, la stessa Agenzia europea per la sicurezza e la salute sul lavoro ha avvertito la necessità di organizzare, nello scorso novembre, un workshop dedicato all’impatto sulla SSL delle nuove forme di gestione delle risorse umane basate sull’intelligenza artificiale (‘New forms of worker management based on Artificial Intelligence (AI) and their implications for occupational safety and health OSH’).
L’avvento dell’AI nell’HR management e il rischio della datafication
Il riferimento è al crescente interesse per le pratiche gestionali destinate a superare il ruolo dei supervisori umani, supportando decisioni automatizzate basate su algoritmi. Ancora una volta, indubbie potenzialità vanno a braccetto con potenziali pericoli. Il ricorso all’intelligenza artificiale consente infatti la raccolta di grandi quantità di dati in tempo reale: ciò può consentire l’opportunità di migliorare la sorveglianza della SSL, ridurre l’esposizione a vari fattori di rischio e fornire segnalazioni tempestive di stress, problemi di salute e affaticamento. Tuttavia, al contempo, insieme a questioni giuridiche, normative ed etiche, esse possono generare ulteriori preoccupazioni in materia di SSL. L’effetto della ‘datafication’ dei lavoratori, congiunta alla perdita dell’interazione umana con i manager, può portare infatti ad una eccessiva pressione da controllo e ad una riduzione dell’autonomia, con incremento dei carichi di ansia e stress fino a configurare pericoli di ‘deskilling’ della forza lavoro.
L’esempio positivo della lotta al Covid-19 quale approccio integrato alla SSL
Rimane il fatto, però, che, oltre all’apparire di patologie psicosociali, l’era del Covid-19 ha comunque tracciato una linea di demarcazione positiva nella creazione di una cultura della sicurezza e della salute sul posto di lavoro. Allo scopo di contrastare la diffusione della pandemia si è infatti stati costretti a serrare le fila, promuovendo un’azione coordinata con la partecipazione significativa di governi, amministrazioni locali, datori di lavoro, organizzazioni sindacali, lavoratori, attori della sanità pubblica e tutte le parti interessate a livello nazionale, locale e aziendale. Un approccio organico insomma, fondato sull’inclusione e sul dialogo, che si è rivelato decisivo per salvaguardare la sicurezza e la salute dei lavoratori.
Una cultura positiva della sicurezza e azioni coordinate: le parole d’ordine del Work Safety Day 2022
Del resto, un luogo di lavoro caratterizzato da una forte cultura della SSL si configura quale ambiente operativo sicuro, in cui il diritto alla sicurezza e alla salute viene costantemente promosso sia dalla direzione che dagli stessi lavoratori. In presenza di un clima aziendale di questo tipo, infatti, da una parte questi ultimi si sentono a proprio agio nel sollevare preoccupazioni sui possibili rischi o pericoli in materia di SSL, dall’altra la direzione si dimostrerà proattiva nel collaborare per trovare soluzioni appropriate, efficaci e sostenibili. Ecco perché proprio i concetti di ‘azione positiva’ (‘to build a POSITIVE safety and health culture’) e ‘azione coordinata’ (‘let’s act TOGETHER’) sono stati scelti dall’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) per celebrare il World Day della salute e sicurezza del lavoro in programma, come ogni anno, il 28 aprile.