Uno tsunami sugli Zoomer e la Generation Alpha
Vivere la condizione di bambini e adolescenti in tempo di pandemia. Un vortice di situazioni inedite ed emozioni dirette o riflesse che hanno segnato gli anni più delicati della coda della Gen Z e della prima Generazione Alpha. Dolore e disagio per le tensioni familiari generate o acuite dalle difficoltà economiche, lavorative e sociali. Ansia indotta dalla paura del presente e dall’incertezza del futuro. La solitudine di ritrovarsi chiusi per mesi nella propria stanza, costretti a rinunciare alla condivisione dei giochi e dei tempi scolastici. O perlomeno costretti a rimodularne radicalmente le modalità, utilizzando lo schermo dello smartphone o del computer di casa come esclusiva interfaccia delle proprie esistenze. Dolore, disagio, ansia, solitudine: potenti emozioni che, ormai a 2 anni dall’avvento dell’epoca del Covid-19, hanno avvolto la vita di molti milioni di bambini e adolescenti (e delle proprie famiglie) lasciando dietro di sé una scia di spavento, preoccupazione e rabbia.
La pandemia e la psiche dei bambini: il rapporto 2021 di Unicef
Quale realmente sia, e soprattutto sarà, l’impatto del Covid-19 sulle future condizioni dei bambini e degli adolescenti contemporanei è materia oggetto di numerosi studi. Ma i timori sono molti. Soprattutto riferiti all’equilibrio psicologico e al loro benessere psicofisico per molti anni a venire. Ecco perché l’Unicef, il fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia, ha dedicato alla salute mentale dei bambini e degli adolescenti il suo report annuale, the State of the World's Children 2021. Certo non si tratta di un tema nuovo. Anche prima della pandemia, il disagio psicosociale affliggeva nel mondo troppi ragazzi e adolescenti. Nei Paesi più ricchi come in quelli in via di sviluppo: secondo un recente sondaggio globale dell'UNICEF e di Gallup circa 1 giovane su 5 di età compresa tra 15 e 24 anni ha dichiarato di sentirsi spesso depresso o di avere scarso interesse nel fare le cose.
Le molteplici criticità dell’infanzia nel mondo
Al disagio psicosociale moltiplicato dalla pandemia si affianca una nutrita pluralità di problematiche più conosciute ma di certo non meno preoccupanti. La prima è quella relativa alla diseguaglianza. Ogni bambino ha diritto alla salute, all'istruzione, alla protezione e ogni società ha il dovere di ampliarne le opportunità di vita. Lo affermano i due testi adottati dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite a trent’anni di distanza l’uno dall’altro e che costituiscono il più importante fondamento giuridico dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in tutto il mondo: la Dichiarazione dei diritti del fanciullo, del 1959, e la Convenzione sui diritti del fanciullo, 1989 (entrambe datate 20 novembre, da qui il giorno in cui si celebra il World Children’s Day).
Le piaghe più conosciute: la fame e la povertà
Tutti i bambini devono dunque avere le stesse garanzie, gli stessi diritti, le stesse opportunità nelle condizioni di vita. Ma non è così. In tutto il mondo a milioni di fanciulli e adolescenti viene negata l’uguaglianza delle possibilità, perché esse in realtà dipendono dal Paese, dal sesso e dal contesto in cui sono nati. Le piaghe più evidenti sono quelle della malnutrizione e della povertà, di cui l’infanzia è la componente sociale più esposta. Quasi la metà delle morti planetarie di bambini al di sotto dei 5 anni è dovuta alla insufficiente alimentazione: sono più di 3 milioni all’anno. E si calcolano in 66 milioni i bambini che ogni giorno vivono affamati. Di questi, 23 milioni in Africa. Ma pure Sud America, Asia meridionale e Asia occidentale sono interessati dalla questione.
Le disuguaglianze nell’istruzione
Anche la povertà colpisce soprattutto l’infanzia e gli adolescenti. Nel mondo, un bambino su sei vive in contesti familiari con reddito inferiore a 2 dollari al giorno e senza una assistenza sanitaria di base. Si tratta di privazioni che lasciano un'impronta duratura: nel 2019 quasi 150 milioni di bambini di età inferiore ai cinque anni sono risultati affetti da rachitismo. Discorso simile per le differenti opportunità di istruzione. Il livello base di alfabetizzazione è migliorato in maniera significativa, anche nei Paesi più poveri (l’iscrizione al grado scolastico di base nei Paesi in via di sviluppo ha raggiunto il 91%, un risultato neppure immaginabile solo qualche decennio fa) e si è sostanzialmente raggiunta nel mondo l’uguaglianza tra bambine e bambini nell’istruzione primaria. Passi avanti, che però non devono fare dimenticare che:
- 6 bambini su 10 lasciano la scuola primaria senza raggiungere i livelli minimi di competenza in lettura e matematica;
- globalmente sono ancora almeno 57 milioni i bambini tra i 6 e gli 11 anni a cui viene negato il diritto all’istruzione di base, prevalentemente concentrati nell’Africa sub-sahariana e in Asia meridionale. E sono più di 100 milioni i bambini e ragazzi che non possiedono capacità di base in lettura e scrittura, di cui oltre il 60% di sesso femminile.
L’infanzia negli scenari di guerra e i bambini-soldato
Si tratta di problematiche spesso aggravate dalla persistenza di conflitti armati. Nel 2019, 1,6 miliardi di bambini e adolescenti (69% del totale) vivevano in un Paese colpito da forme di conflitto e milioni di bambini, molti dei quali non accompagnati o separati dalle loro famiglie, risultano sfollati a causa di guerre. Per non parlare dell’ignobile piaga dei bambini-soldato, da vent’anni una delle priorità assolute di azione da parte dell’Unicef. Due aspetti particolarmente ripugnanti nel contesto più generale delle pratiche di violenza contro l’infanzia: il diritto dei bambini alla protezione è sancito dalla Convenzione sui diritti dell'infanzia, eppure ogni anno ancora un miliardo di loro subisce qualche forma di costrizione emotiva, fisica o sessuale; e nel mondo un bambino muore di violenza ogni sette minuti. Anche le pratiche violente tra pari sono una preoccupazione, così come la crescita del cyberbullismo.
La tutela dei diritti dei bambini nell’Agenda 2030
Molteplici problematiche la cui importanza per il futuro dell’umanità è attestata dal loro inserimento all’interno di molteplici Obiettivi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Gravi criticità sulle quali, ad aggravare la situazione, si è abbattuta la scure della pandemia da Covid-19. Le conseguenze delle limitazioni imposte per la tutela della salute pubblica hanno infatti compresso, e talvolta azzerato, anche nei Paesi a maggior sviluppo una serie di diritti che sembravano definitivamente acquisiti, quali quelli all’istruzione, alla socialità, all’ascolto, alla partecipazione, allo sport ed al tempo libero. Ma se la pandemia ci ha insegnato qualcosa, è che l’equilibrio psicofisico e la salute mentale di bambini e adolescenti sono profondamente influenzati da ciò che vivono e li circonda: le esperienze con genitori o tutori, le loro amicizie e il modo in cui giocano, imparano e crescono.
Bambini più felici se i genitori sono più presenti: i congedi parentali paterni in Coopservice
Tematiche che chiamano in causa il ruolo decisivo dei contesti familiari, a favore dei quali la legislazione italiana ha introdotto negli ultimi anni importanti novità. Tra queste particolarmente rilevante quella che ha esteso anche ai padri la possibilità del congedo parentale (legge 92 del 2012), secondo modalità che hanno trovato nel tempo continui ampliamenti. Numerose ricerche dimostrano come la possibilità per i giovani padri di passare più tempo con i propri figli tende a portare notevole giovamento alle dinamiche familiari, favorisce l’uguaglianza di genere e, soprattutto, reca benefici alle condizione dei bambini: i figli che passano molto tempo con il proprio padre tendono ad essere più felici, più sani, hanno un miglior rendimento scolastico, una maggiore autostima e meno problemi comportamentali. Tendenze e benefici che trovano conferma nell’importante incremento di richieste di congedo parentale paterno all’interno di Coopservice: + 6% nel 2020 rispetto all’anno precedente. Una piccola testimonianza diretta di una crescente consapevolezza dell’importanza del ruolo del padre e più in generale dei genitori nel percorso di crescita dei figli.