07.06.2023
Ambiente
La partita decisiva della difesa degli ecosistemi marini
La Giornata mondiale degli Oceani ci ricorda che dai mari dipende la vita. Coopservice in prima linea per un progetto di riforestazione nel mar Mediterraneo.

Gli oceani e i mari, nostri primi alleati contro il Climate Change

Tides are changing’: le maree stanno cambiando e noi ci stiamo giocando il più formidabile alleato nella lotta al climate change. È il grido di allarme che le Nazioni Unite hanno lanciato per la Giornata mondiale degli Oceani (WDO) in programma ad ogni 8 giugno dal 1992, giorno in cui fu istituita dalla Conferenza mondiale di Rio de Janeiro, ovvero quel ‘Summit della Terra’  che ha costituito la prima assise mondiale dei capi di Stato sull'ambiente. Ed è significativo che proprio quell’evento senza precedenti in termini di mobilitazione e impatto mediatico, il riconosciuto punto di inizio della battaglia globale per la salvezza del Pianeta, abbia fin da subito posto la tutela degli oceani e dei mari sul podio delle priorità assolute.

Se gli oceani si ammalano la vita...finisce

Le maree stanno cambiando e noi nemmeno ce ne accorgiamo, perché - si legge nella documentazione delle Nazioni Unite - nonostante copra i tre quarti del Pianeta, contenga il 96% delle acque presenti sulla superficie terrestre e ospiti tra il 50 e l’80% di tutta la vita sulla Terra, “l’oceano riceve in cambio solo un frammento della nostra attenzione e delle nostre risorse”. Eppure, dipendiamo totalmente da esso: senza gli oceani e i mari non potremmo respirare, non sapremmo come assorbire l’anidride carbonica emessa in atmosfera e non potremmo resistere su un Pianeta freddo e inospitale.

Il Polmone Blu è anche il termoregolatore della Terra

Questo perché la vegetazione marina, ed in particolare il brulicante e invisibile fitoplancton che popola la superficie del Pianeta Blu, grazie al processo di fotosintesi clorofilliana produce il 50% dell’ossigeno del pianeta, assorbendo quasi il 30% dell’anidride carbonica presente in atmosfera.  Senza contare che buona parte del calore solare che arriva sulla superficie terrestre viene assorbito dalle acque marine che poi, attraverso la dinamica delle correnti (il ‘nastro trasportatore’ di cui l’arcinota corrente del Golfo è solo una componente) lo distribuisce dai Tropici ai Poli assicurando condizioni di clima temperato e vivibilità, altrimenti impossibile, sul nostro Pianeta.

Le innumerevoli virtù del fitoplancton marino

Ma non solo. Oltre ad essere un efficacissimo ricettore di carbonio e produttore di ossigeno, il fitoplancton alimenta i microrganismi ‘animali’ (zooplancton) che galleggiano sulle acque dando il via alla catena alimentare: questi ultimi nutrono i pesci, da quelli più piccoli a quelli più grandi, ma anche mammiferi marini, come le balene, fino ad arrivare ad altri mammiferi, come l’uomo, che nell’acqua non vivono ma che si nutrono di prodotti del mare. Dal punto di vista della catena alimentare il fitoplancton è pertanto da considerarsi non solo l’innesco primario della maggior parte della vita acquatica, ma anche di quella terrestre, se consideriamo che i mari forniscono proteine nutritive a quasi 3 miliardi di esseri umani.

Gli effetti del climate change sull’ecosistema oceanico

Su tutto questo perfetto meccanismo fondato sul fitoplancton quale ‘carburante’ dell’ecosistema marino si è abbattuto il riscaldamento globale in atto. Il circolo vizioso del continuo incremento della quantità di gas serra e il correlato aumento della temperatura finiscono per fare saltare i delicati equilibri del ciclo marino del carbonio, in quanto l’emissione di anidride carbonica in atmosfera è talmente elevata da non poter essere controbilanciata dalla captazione del fitoplancton e della vegetazione marina attraverso la fotosintesi.

L’altro problema della CO2: l’acidificazione degli oceani

Ma purtroppo c’è di più. Il global warming genera un circolo vizioso. Il maggior riscaldamento dell’atmosfera si trasmette alla superficie marina inducendo cambiamenti nella circolazione acquatica, in particolare quella verticale, indispensabile al fitoplancton per ottenere sostanze minerali dalle profondità. Risultato: plancton vegetale in costante diminuzione (-1% annuo), mare sempre più povero e acido (l’anidride carbonica si scioglie nell’acqua senza essere assorbita dai vegetali), atmosfera sempre più calda. Un perfetto circolo vizioso che taglia le gambe all’ecosistema.

Un grande nemico degli oceani: l’inquinamento delle plastiche

Poi, come se non bastasse, ci sono gli ulteriori danni prodotti dall’azione umana. Estrazioni di idrocarburi a ritmi progressivamente crescenti dai fondali marini, azioni inquinanti attraverso sversamenti di sostanze chimiche, sovra-sfruttamento della pesca. E soprattutto una pratica deleteria che, mai come quest’anno, lega la Giornata mondiale degli Oceani alla Giornata dell’Ambiente appena celebrata. Il tema prescelto per il World Environment Day 2023 è infatti la battaglia contro un nemico particolarmente nefasto per il Pianeta Blu: l’inquinamento da plastica. Sotto lo slogan #BeatPlasticPollution lo scorso 5 giugno governi e parti civili di oltre 150 Paesi si sono riuniti in Costa d’Avorio per condividere i passi necessari per fare fronte all’eccessiva produzione e all’inadeguato smaltimento dei rifiuti in plastica, proponendosi di accelerare la transizione verso modelli di produzione, consumo e produzione più circolari e sostenibili.

Solo il 10% delle plastiche è smaltito in modo corretto

La produzione di oggetti in plastica, spesso ‘usa e getta’, è in continua crescita (viene stimata a livello globale nell’ordine di 400 milioni di tonnellate) ma solo meno del 10% viene smaltita in modo corretto. Buona parte dei rifiuti plastici finisce così per galleggiare o depositarsi nei bacini di acqua dolce e salata con conseguenze del tutto nefaste per gli ecosistemi acquatici e per gli esseri umani. Le dinamiche nocive che infatti si innescano sono molteplici e creano effetti disastrosi per la vita sul Pianeta.

Le microplastiche, una vera sciagura per gli ecosistemi marini

Pensiamo ad esempio al processo di erosione e decomposizione delle plastiche in microparticelle a causa dell’azione combinata dei raggi ultravioletti, delle onde e dei microbi presenti negli ambienti marini. Le plastiche vengono così nel tempo ‘sbriciolate’ in minuscoli e pressoché invisibili frammenti che si mescolano allo zooplancton e finiscono nella pancia di pesci e animali marini, accumulandosi nei loro tessuti. Così come gravissimi possono essere i danni creati alla flora marina dai contenitori plastici depositati sui fondali marini. Essendo stati quasi sempre utilizzati per contenere olii, derivati del petrolio o prodotti chimici, il rilascio dei residui può causare lo sbiancamento, e quindi la morte, dei coralli e dei miliardi di microrganismi che popolano il Pianeta Blu. Con tutto ciò che ne consegue.

L’impegno di Coopservice contro le plastiche e per la riforestazione marina

Lotta all’inquinamento da plastiche e tutela della vegetazione marina sono dunque due facce della stessa medaglia della difesa degli oceani e dei mari, nostri insostituibili alleati per la salvezza della Terra. In linea con i richiami delle Nazioni Unite ad una crescente assunzione di responsabilità da parte delle imprese Coopservice, sottoscrittrice del ‘Manifesto per il nuovo Green Deal’, dopo il progetto Plastic Free per i propri dipendenti e le collaborazioni intessute negli anni con il WWF, con Greenpeace e con l’Instituto Terra di Sebastiao Salgado in Amazzonia, si accinge ora a supportare un piano di riforestazione marina promosso da Worldrise Onlus e ZeroCO2 per il ripristino di praterie di Posidonia oceanica. Un’azione di rilevante valore ambientale perché finalizzato alla tutela di una specie vegetale acquatica endemica che costituisce l’ecosistema più importante del Mediterraneo, fondamentale in quanto libera ossigeno nell’ambiente, offre rifugio e nutrizione per molte specie e difende le spiagge dall’erosione nel periodo invernale. Va a questo proposito ricordato che i serbatoi di carbonio dei sistemi costieri, come mangrovie, paludi e praterie di posidonia, possono contenere fino a cinque volte il carbonio immagazzinato nelle foreste tropicali.

La Giornata mondiale degli Oceani in Italia e nel mondo

Il World Ocean Day del 8 giugno viene celebrato in tutto il mondo con un ricchissimo calendario di eventi. La Celebrazione ufficiale si svolgerà con un evento online presso la Division for Ocean Affairs and the Law of the Sea Oceanic delle Nazioni Unite.  In Italia a Venezia a Palazzo Zorzi, sede regionale dell’Unesco, verrà allestita la Mostra Ocean & Climate Village dedicata allo stretto legame tra oceano e clima con una installazione (Feel the Change) che permette di toccare con mano gli effetti del cambiamento climatico negli ecosistemi marini. Mentre a Roma e a Lerici l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e l’European Multidisciplinary Seafloor and water column Observatory (EMSO) celebrano la Giornata con un modello immersivo di scienza ed arte per suscitare connessioni con l’ambiente naturale, facilitando una migliore conoscenza dell’oceano e una maggiore consapevolezza di come contribuire attivamente alla sua conservazione.

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