Se il diritto universale alla salute e al benessere rappresenta uno degli obiettivi prioritari dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite, non vi è dubbio che l’esperienza della pandemia in corso ha moltiplicato in tutti gli angoli del pianeta l’attenzione e la sensibilità per le condizioni dei sistemi sanitari nazionali. In particolare, a fronte di un’emergenza virale che investe la totalità della popolazione, si è assistito ad un rinnovato focus sullo stato della sanità pubblica ed in particolare sulle condizioni dell’assistenza ospedaliera.
I decisori politici sono tornati ad attribuire priorità agli investimenti nel campo sanitario e centinaia di milioni di persone hanno fatto la conoscenza di aspetti fino a quel momento riservati agli addetti ai lavori, quali l’importanza della disponibilità di reparti di terapia intensiva e la necessità di garantire le condizioni di massima igiene e sicurezza agli operatori sanitari e ai pazienti. Ecco allora che in piena epoca Covid-19 denota lungimiranza la decisione assunta precedentemente (maggio 2019) dalla settantaduesima Assemblea Mondiale della Sanità di porre l’attenzione su un aspetto specifico dei sistemi sanitari, istituendo la Giornata mondiale della sicurezza del paziente (World patient safety day).
All’origine del World Patient Safety Day: il ‘primum non nocere’
Promosso a livello internazionale dalla Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS, in inglese WHO-World Health Organization), il 17 settembre di ogni anno il World patient safety day cerca di richiamare l’attenzione di governi e pubbliche opinioni su un profilo centrale dei sistemi assistenziali, partendo dalla constatazione che la sicurezza dei pazienti nell'assistenza sanitaria è una preoccupazione urgente e seria per la salute pubblica globale.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità attesta infatti che ogni anno un numero “inammissibile” di pazienti subisce lesioni o muore a causa di cure sanitarie non sicure e di scarsa qualità, fino a stimare che i danni (evitabili) arrecati ai pazienti durante la fase di cura siano tra le 10 principali cause di morte e disabilità in tutto il mondo.
Obiettivo generale della Giornata mondiale è dunque quello di aumentare l'impegno pubblico nell’affidabilità dell'assistenza sanitaria ed in particolare di promuovere azioni globali, quali la condivisione di protocolli e buone pratiche, finalizzate a migliorare la sicurezza dei pazienti e ridurre i danni agli assistiti.
Proprio quest’ultimo è un aspetto distintivo della questione poiché l’OMS collega esplicitamente le esigenze della sicurezza ad uno dei principi fondamentali della medicina occidentale: ‘first do no harm’ (innanzitutto non provocare danni al paziente, ‘primum non nocere’ secondo l’antica locuzione latina).
Le contraddizioni del progresso sanitario: i pericoli dell’eccesso di diagnosi e cure
Ora, il motto ‘primum non nocere’, di cui si indica l’origine già nel Corpus Ippocratico del IV secolo a.C., rappresenta da sempre un assioma centrale della pratica medica, a partire dagli insegnamenti della farmacologia clinica per minimizzare gli effetti avversi dei farmaci.
Tuttavia come sottolineato dal presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, nell’ultimo decennio, in un contesto generale che ha visto crescere cultura e strumenti del risk management, “l’esigenza di valutare rischi e benefici di tutti gli interventi sanitari ha riportato l’antico motto al centro della scena, proprio al fine di migliorare la sicurezza dei pazienti”. E ciò a maggiore ragione considerando che gli enormi progressi della medicina contemporanea hanno moltiplicato le possibilità di intervento e trattamento, così che il ‘primum non nocere’ costituisce un principio-guida fondamentale per contrastare, ad esempio, l’eccesso di interventi diagnostico-terapeutici (overdiagnosis, overtreatment) così come sta alla base della nascita di movimenti di cittadini e professionisti che propugnano un modello di salute basato sulla sobrietà, quale ad esempio Slow Medicine.
Il tema del 2021 del Patient Safety Day: migliorare la sicurezza delle mamme e dei neonati
Come accade per le altre Giornate mondiali proclamate dagli organismi internazionali, anche per il World patient safety day ogni anno viene selezionato un tema per far luce su un’area particolarmente significativa per la sicurezza del paziente.
L’argomento del 2021, ‘Safe maternal e newborn care’, tocca uno dei nervi più sensibili nella percezione collettiva dei rischi connessi alle attività sanitarie, riferendosi alle esigenze di sicurezza nell'assistenza materna e neonatale, soprattutto durante il parto, fase nel corso del quale si verifica la maggior parte degli inconvenienti.
Considerando la rilevanza e l’estrema gravità dei danni subiti da donne e neonati a causa di cure non sicure, la Giornata mondiale della sicurezza dei pazienti di quest'anno viene in tal modo dedicata alla necessità di incrementare la sicurezza in un ambito, quello della natalità, in cui permangono forti criticità.
Una situazione negli ultimi mesi ulteriormente aggravata dalla riorganizzazione o dalla riduzione dei servizi sanitari in diversi Paesi a causa della pandemia da Covid-19.
Giornata mondiale della sicurezza del paziente: i numeri dei problemi della natalità
Nonostante i grandi progressi riscontrabili negli ultimi decenni, nel campo della natalità i dati sulla sicurezza appaiono senza dubbio migliorabili e, soprattutto, sono ancora significativamente diversi tra le varie aree del pianeta.
Complessivamente la mortalità delle partorienti è diminuita del 50% dal 1990 e in alcune delle zone più a rischio, Asia orientale e meridionale e Africa, si è ridotta fino a due terzi. Tuttavia, il tasso di mortalità materna – ovvero la proporzione di madri che non sopravvivono al parto rispetto alle madri che invece sopravvivono – nelle regioni in via di sviluppo è ancora oggi 14 volte maggiore rispetto al tasso di mortalità materna delle aree di maggior benessere.
Secondo le stime prodotte dall’OMS nel mondo circa 810 donne muoiono ogni giorno per cause prevenibili legate alla gravidanza e al parto. Inoltre, quotidianamente muoiono circa 6700 neonati, pari al 47% di tutti i decessi sotto i 5 anni, mentre sono stimati in circa 2 milioni i bambini che nascono morti ogni anno, di cui oltre il 40% durante la fase di travaglio.