Per rimarcare il valore della famiglia, da non confondere con il Family Day
Si celebra oggi nel mondo per la 27° volta l’International Day of Families, quest’anno dedicato all’impatto delle nuove tecnologie sul benessere dei nuclei familiari, in tempi in cui la prolungata emergenza pandemica ha dimostrato l’importanza delle modalità digitali per il lavoro, l’istruzione, la comunicazione.
Istituita dalle Nazioni Unite nel 1994 la Giornata Internazionale delle Famiglie non è da confondersi con il Family Day, che, pur godendo negli anni più recenti di ampia copertura mediatica soprattutto nel nostro Paese, ha tutt’altra origine e connotazione.
L’intento dell’ONU è piuttosto quello di sottolineare il valore della famiglia quale basilare componente sociale, di fatto il primo anello di congiunzione tra essere umano e società, e la sua natura di “fondamentale gruppo sociale e ambiente naturale per lo sviluppo e il benessere di tutti i suoi membri, in particolare i bambini”.
Il ruolo centrale delle famiglie nei processi di sviluppo
La concezione dell’articolazione sociale delle famiglie quale elemento essenziale per le politiche di progresso è del resto una tematica presente fin dall’inizio del processo che ha poi portato al riconoscimento del 1994.
È infatti nei primi anni ‘80 che le Nazioni Unite hanno iniziato a concentrare l’attenzione su questioni legate alla famiglia, recependo le indicazioni dell’Economic and Social Council (ECOSOC) sul ruolo ad essa attribuito nei processi di sviluppo e attivandosi per una presa di coscienza su scala mondiale delle tematiche coinvolte.
Uno degli obiettivi principali dell’International Day of Families è infatti quello di incrementare la consapevolezza tra i decision-makers e nell’opinione pubblica mondiale dell’importanza dei problemi e dei bisogni delle famiglie (si pensi alle plurime questioni di carattere sociale, economico e demografico), così da porli al centro delle agende di programmazione politica e della discussione collettiva.
I cambiamenti in atto nella composizione dei nuclei familiari
Se è vero dunque che l’istituzione familiare rappresenta il primo elemento su cui si fonda la coesione sociale, ponendosi quale fattore imprescindibile nei percorsi di sviluppo, va considerato che è stata investita, soprattutto negli ultimi decenni, da profondi cambiamenti. Innanzitutto in ordine alla sua composizione.
L’ultimo Report delle Nazioni Unite sulla condizione familiare attesta che in tutto il mondo le famiglie stanno mutando dal punto di vista demografico, con una marcata tendenza all’incremento di persone che vivono sole e soprattutto dei nuclei familiari monoparentali, quest’ultimi prevalentemente caratterizzati dalla convivenza dei figli con la madre (84% di essi).
Il più immediato effetto di tali cambiamenti è la diminuzione del numero di famiglie allargate anche se, attualmente, ancora il 65% di tutte le famiglie è composto da coppie che convivono con figli di qualsiasi età (38%) o da coppie che convivono sia con i figli che con membri della famiglia allargata, come i nonni (27%).
Le conseguenze del ‘restringimento’ delle famiglie
La tendenza, seppur in nuce, appare dunque piuttosto definita: in tutto il mondo le famiglie stanno diventando più piccole. Le ragioni sono molteplici.
Tra di esse sicuramente l’accentuarsi di fenomeni planetari quali il progressivo inurbamento: la migrazione dalle campagne alla città sradica e decompone i nuclei familiari minando alla base le reti di protezione sociali informali tradizionalmente presenti all’interno delle famiglie allargate, fondate su accordi di assistenza reciproca o condivisa.
Con il cambiamento e la dispersione delle strutture familiari infatti tali accordi spesso non sono più praticabili, rendendo oltremodo necessarie politiche a sostegno delle famiglie ristrette e in particolare misure che favoriscano l’equilibrio famiglia-lavoro (notevole impatto in questa direzione stanno avendo i congedi parentali estesi ad entrambi i coniugi, consentendo che gli uomini e le donne nella famiglia abbiano uguali diritti e responsabilità) e che forniscano supporto alle condizioni delle madri lavoratrici nei nuclei monoparentali.
Le famiglie, protagoniste e beneficiarie dell’Agenda 2030
La necessità di tutelare e preservare la famiglia quale elemento che contribuisce al determinarsi di condizioni di progresso trova conferma in numerosi dei 17 Obiettivi ( SDGs, Sustainable Development Goals) dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Come ricorda il succitato Report dell’ONU “le famiglie sono parti interessate, sia attive che beneficiarie, dell’attuazione dell’Agenda 2030. L’impegno dei governi per la progettazione e l’implementazione di una politica familiare globale attesta la loro considerazione per il ruolo rivestito nei processi di sviluppo”.
Fornire risposte ai bisogni delle famiglie e metterle in condizione di svolgere le proprie funzioni sociali viene quindi riconosciuto quale fattore essenziale per il raggiungimento di molti dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile.
Efficaci politiche orientate al sostegno familiare sono ritenute fondamentali per traguardi quali la riduzione della povertà, la lotta alla fame, la tutela della salute e del benessere, la promozione dell’uguaglianza di genere e dell’equilibrio famiglia-lavoro, la riduzione delle diseguaglianze, l’investimento nell’istruzione e nella formazione per una crescita inclusiva e sostenibile, la diffusione di una cultura del consumo responsabile quale contributo al contrasto del climate change.
Gli effetti (non necessariamente solo negativi) del Covid-19 sulle famiglie italiane
L’emergenza sanitaria in atto ha messo a dura prova le famiglie, che si sono dovute adattare e riorganizzare per fronteggiare le difficoltà e le misure di contenimento.
Ai rischi e ai timori per la salute si è subito aggiunto anche il disagio materiale (sul fronte del lavoro, del reddito, dell’organizzazione familiare) e quello emotivo (legato alle difficoltà nelle relazioni sociali e all’incertezza nei confronti del futuro).
La demografia è uno degli ambiti più colpiti dalla pandemia, non solo per l’effetto diretto sull’aumento della mortalità, ma anche per le conseguenze indirette sui progetti di vita delle persone: ansia e insicurezza del futuro sono infatti tra i fattori determinanti dell’ulteriore calo di natalità registrato nel nostro Paese dall’inizio dell’emergenza sanitaria.
Secondo la ricerca ‘La famiglia italiana al tempo del COVID19’, condotta da un gruppo di ricercatori psico-sociali del Centro Studi e Ricerche sulla Famiglia dell’Università Cattolica di Milano, senz’altro l’impatto più pesante delle restrizioni lo stanno subendo le famiglie con figli piccoli e adolescenti ma il quadro generale di criticità e forte stress che le famiglie vivono non deve però far pensare che questa fase produca solo negatività.
Al contrario le famiglie si sentono sì in gabbia, così come aumenta il pericolo di insofferenza reciproca soprattutto per chi ha figli in casa, ma la conflittualità o il senso di distanziamento emotivo non sono stati così accentuati come si potrebbe supporre.
Anzi, i dati suggeriti dalla ricerca ci dicono che nella crisi sembra che le famiglie siano state in grado di fare quadrato insieme e di ritrovare valori al loro interno.
La dimensione in particolare più toccata attiene alla sfera emotiva e della coesione: un’ampia maggioranza delle persone intervistate segnala un incremento della coesione tra i componenti della famiglia, coesione che è particolarmente accentuata per le famiglie che hanno figli.
L’impegno di Coopservice a supporto delle famiglie dei soci e dipendenti
Da sempre Coopservice sostiene le famiglie dei propri soci e dipendenti con iniziative di supporto al reddito e allo studio. Numerose sono le opportunità che la cooperativa mette a disposizione dei propri collaboratori, a partire dai servizi accessibili dal nuovo portale welfare aziendale sviluppato in collaborazione con Jointly.
Una piattaforma progettata per offrire servizi per la salute e il benessere individuale, per il supporto genitoriale e familiare, per l’aiuto alla gestione delle persone anziane o non autosufficienti grazie a consulenti, professionisti e imprese selezionati per la loro comprovata esperienza, serietà e competenza.
Il Fondo di Solidarietà (istituito da Coopservice nel 2018) ha l’obiettivo di offrire un aiuto economico concreto a coloro che si trovano a vivere momenti di forte difficoltà, come una grave malattia, l’assistenza a familiari non-autosufficienti o un lutto familiare.
Eventi che possono incidere profondamente sulla vita di una famiglia che si trova improvvisamente a dover fronteggiare spese impreviste che possono pesare gravemente sul bilancio familiare. Sono 18 le famiglie che nel 2020 hanno beneficiato di un sostegno economico, mentre solo nei primi due mesi del 2021 le domande accolte e deliberate sono già 14.
A questi contributi si aggiungono le prestazioni sanitarie integrative erogate grazie all’adesione a Mutua Nuova Sanità (copertura aggiuntiva rispetto ai fondi sanitari contrattuali) che si sostanziano nel rimborso totale dei ticket per esami e visite specialistiche a favore non solo dei soci ma anche dei loro familiari e nell’accesso a convenzioni e piani sanitari per la tutela della salute e una maggiore qualità della vita.
Nel 2020 sono state 649 le richieste accolte con indennizzi erogati per circa 30 mila €.
Per il sostegno allo studio, ogni anno vengono assegnate le borse di studio ai figli dei soci che frequentano con profitto le scuole superiori di secondo grado e le università.
Nel 2020, 65 studenti delle superiori e 11 laureandi/laureati hanno ricevuto un contributo economico di sostegno, raggiungendo un totale di 302 studenti da quando nel 2015 sono state istituite le borse di studio, con una costante crescita annuale delle domande presentate.
I soci Coopservice possono contare anche su convenzioni per l’accesso a finanziamenti agevolati per il credito al consumo o micro credito. La consulenza gratuita e la gestione delle pratiche interna all’ufficio soci facilita e snellisce gli aspetti burocratici a carico dei richiedenti e delle loro famiglie. Sono state 528 le persone, tra soci e dipendenti, che hanno richiesto e ottenuto finanziamenti a tassi di interesse calmierati per un valore complessivo che sfiora i 4 milioni di €.
Un’ultima nota sull’utilizzo del congedo parentale paterno. Nel 2020 sono stati 235 i padri che hanno usufruito del congedo parentale facoltativo per un totale di oltre 36.300 ore, con un aumento dell’8% sull’anno precedente.
A dimostrazione dell’attenzione crescente verso uno strumento contrattuale che consente ai padri di dedicare più tempo all’accudimento dei figli per il benessere dell’intera famiglia.