La decisione dei Paesi UE di ridurre del 15% il consumo di gas metano
A seguito della deflagrazione della crisi energetica internazionale con le ormai note difficoltà nel reperimento delle forniture di gas naturale e la conseguente crescita senza controllo dei prezzi (in questo momento parzialmente attenuata dalla combinazione di fattori temporanei quali il clima eccezionalmente mite, l’avvenuto riempimento degli stoccaggi per le forniture dell’imminente inverno, le aspettative di una prossima recessione economica) l’Unione Europea ha varato lo scorso 5 agosto un Regolamento che induce, per il periodo fino a marzo 2023, gli Stati aderenti alla riduzione volontaria della domanda di gas naturale del 15% rispetto al consumo medio registrato nei cinque anni precedenti. Tale riduzione per l’Italia significherebbe, per i mesi considerati, un minore consumo di circa 8,2 miliardi di Standard metri cubi (Smc) di gas metano.
Oltre la crisi: occorre girare la chiavetta della transizione energetica
Va considerato che, al di là dell’attuale grave situazione politica ed economica internazionale con la possibilità della completa interruzione delle forniture di gas dalla Russia (per l’Italia il 40% nel 2021), tali obiettivi di minor consumo vanno anche contestualizzati nell’ambito delle non più rimandabili azioni per il contrasto al cambiamento climatico e a favore della transizione energetica. Se l’Unione Europea intende rispettare i propri impegni all’abbattimento del 57% al 2030 delle emissioni di anidride carbonica, e al totale azzeramento al 2050, da qualche parte bisogna pur cominciare. E l’introduzione su larga scala di misure di razionalizzazione dell’utilizzo del gas naturale rientra a pieno titolo nelle strategie di progressivo abbandono delle fonti energetiche fossili, principali responsabili del rilascio dei gas serra. Certo l’obiettivo è quello di sostituire progressivamente le fonti fossili con quelle rinnovabili, ma occorre essere consapevoli che il gas è destinato a rimanere un vettore non completamente sostituibile nella lunga fase di transizione e, in ogni caso, non va dimenticato che l’energia più pulita è prima di tutto quella che non si consuma.
L’Italia si è adeguata al nuovo Regolamento europeo per la riduzione del consumo di gas
Sulla scorta del Regolamento europeo dell’agosto scorso il nostro Paese si è conseguentemente dotato degli strumenti legislativi necessari. Il Ministero della Transizione Ecologica (MITE) ha dapprima pubblicato il Piano nazionale di contenimento dei consumi di gas, dove vengono fissati gli obiettivi necessari per rafforzare la sicurezza del sistema energetica nazionale e adempiere alle previsioni del Regolamento europeo. Poi, il 6 ottobre scorso, lo stesso MITE ha emesso un Decreto Ministeriale (DM 383/2022) con il quale vengono definite le ‘misure amministrative’ finalizzate alla limitazione del consumo di gas per il riscaldamento:
- introduzione di nuovi limiti alla temperatura degli ambienti domestici e di lavoro;
- ridefinizione delle ore giornaliere di accensione degli impianti;
- ridefinizione della durata del periodo di riscaldamento invernale.
Meno 1 grado. Meno 1 ora. Meno 15 giorni. Le nuove regole del riscaldamento in Italia
Nello specifico il DM 383/2022 prevede che per la stagione invernale 2022-2023 l’attivazione degli impianti di riscaldamento alimentati da gas metano sia ridotta di 15 giorni complessivi e di 1 ora al giorno rispetto a quanto stabilito in precedenza dal DPR 74/2013 per ogni zona climatica. Il Decreto prevede inoltre che gli impianti termici a gas vengano regolati in maniera tale che i valori massimi di temperatura interna agli edifici siano ridotti di 1 grado rispetto a quanto indicato dallo stesso precedente DPR (che imponeva 18°C, con due di tolleranza, per le attività industriali e artigianali e 20°C, sempre con due di tolleranza, per le abitazioni e gli uffici e spazi commerciali).
Ciò significa che per la stagione invernale 2022-2023 la media ponderata delle temperature dell'aria misurate nei singoli ambienti riscaldati di ciascuna unità immobiliare non deve pertanto superare:
a) 17°C + 2°C di tolleranza per gli edifici adibiti ad attività industriali, artigianali e assimilabili;
b) 19°C + 2°C di tolleranza per tutti gli altri edifici, compresi quelli ad uso uffici e residenziali.
Gli utenti e i gestori degli impianti termici sono pertanto tenuti ad impostare una temperatura non superiore ai 19°C all’interno di abitazioni ed uffici o esercizi commerciali, con l’indicazione che qualora la temperatura rilevata fosse superiore a questo valore un margine di 2°C è tollerato. Queste nuove regole si applicano a tutti i sistemi alimentati a gas naturale, ad esclusione degli immobili di pubblico servizio rivolti alle utenze più sensibili quali ospedali, case di cura per anziani, scuole, asili nido, ecc.
L’approccio di Coopservice al risparmio energetico nella propria sede centrale
Coopservice ha dotato la propria sede centrale di Reggio Emilia di un Building Management System, un sistema di controllo e gestione degli impianti che, attraverso sensori di controllo e apparati di monitoraggio, permette di intervenire sul loro funzionamento e la loro manutenzione tramite un’unica interfaccia software sia in loco che in remoto, riducendo le possibilità di errore e ottimizzando i tempi. L’utilizzo di un BMS permette, inoltre, di risparmiare sui costi di gestione grazie alla possibilità di monitorare i consumi istantanei tramite misuratori dedicati e di regolare il riscaldamento, la climatizzazione e l’illuminazione per settore e per necessità d’uso, tenendo sotto controllo i picchi e i sovraccarichi energetici. Questo, oltre a consentire di intervenire tempestivamente in caso di emergenza, permette di identificare eventuali anomalie di funzionamento e di conseguenza ottimizzare i consumi energetici, evitando così inutili sprechi.