Una scelta di campo consolidata in direzione della sostenibilità
Per una società di servizi integrati quale Coopservice, che comprende nel proprio pacchetto soluzioni progettuali e gestionali chiavi in mano in termini di impianti tecnologici ad elevata efficienza energetica, l’impegno diretto in realizzazioni per l’abbattimento delle emissioni di gas serra (GHG) e per l’utilizzo delle energie rinovabili non nasce certo dal semplice recepimento normativo ma da una scelta di campo, consolidata nel tempo, in direzione della piena sostenibilità e compatibilità ambientale.
L’impegno diretto di Coopservice per l’abbattimento delle emissioni GHG
Progetti di notevole impatto pubblico, quale ad esempio il primo impianto di riscaldamento ad idrogeno verde realizzato in Italia, o ad alto valore qualitativo e prestazionale - tra gli ultimi attuati, la completa riqualificazione dell’impiantistica della sede centrale di Reggio Emilia con la sostituzione delle caldaie a gas con pompe di calore in buona parte alimentate dalla grande installazione fotovoltaica sulle aree esterne di parcheggio - non sono che tappe di un percorso ormai pluridecennale, formalmente avvalorato dalle certificazioni ambientali ottenute così come dal ruolo di general contractor assunto in interventi per la valorizzazione del patrimonio edilizio e contestuale riduzione dell’impatto ambientale.
Il futuro è degli edifici a zero (o quasi) emissioni
Nell’ambito di questa crescente specializzazione la progettazione e realizzazione-riqualificazione di edifici a bassa o nulla emissione, i cosiddetti edifici nZEB, rappresenta sempre più un settore di grande sviluppo e futuribilità, all’interno del quale gli operatori professionali sono chiamati a fornire soluzioni ad alto grado di innovazione. Ma che cosa si intende nello specifico per Nearly Zero Energy Building, come nasce la spinta verso questo tipo di realizzazioni, qual è il quadro normativo di riferimento e come si è evoluto nel tempo?
Alle radici delle politiche UE per la sostenibilità ambientale
Iniziamo da quest’ultimo aspetto. In un quadro di progressiva, crescente attenzione planetaria al climate change e alla salvaguardia dell’ambiente, i cui momenti iniziali più significativi possono essere datati Conferenza di Rio (1992) e Protocollo di Kyoto (1997), l’Unione Europea emana nel 2002 la prima Direttiva EPBD - Energy Performance of Buildings Directive – con cui introduce il concetto di certificazione energetica degli edifici, spingendo gli Stati membri a fissare requisiti minimi prestazionali. È il primo passo formale in direzione degli edifici a basso consumo.
Che cosa è un edificio nZEB
Ma è nel 2010 che con la revisione della Direttiva EPBD che compare ufficialmente il termine nZEB ad indicare edifici progettati e costruiti in modo da consumare pochissima energia per riscaldamento, raffrescamento, illuminazione, acqua calda ecc. La (poca) energia necessaria deve però provenire in gran parte da fonti rinnovabili, possibilmente prodotte nell’ambito dello stesso fabbricato o comunque da fonti vicine. L’idea di base di un edificio nZEB è: prima riduco al minimo i consumi, poi copro il fabbisogno rimanente con energia pulita.
Un ‘nearly’ di troppo per gli nZEB di domani
Con la Direttiva del 2010 vengono fissate le prime scadenze che vincolano gli Stati UE: dal 2018 tutti i nuovi edifici pubblici avrebbero dovuto essere nZEB, mentre dal 2020 l’obbligo veniva esteso alla totalità delle nuove costruzioni. Successivamente, mentre gli Stati membri adeguavano alla Direttiva le normative nazionali, la stessa è stata sottoposta ad ulteriori revisioni (2018, 2023) fino ad arrivare al più recente aggiornamento, la Direttiva Case Green del 2024, che ridetermina le scadenze e alza l’asticella degli obiettivi: l’nZEB è considerato come tappa intermedia verso la realizzazione degli edifici ad emissione zero (non più solo, quindi, ‘nearly zero’).
Gli obiettivi aggiornati dalla Direttiva Case Green del 2024
L’innalzamento degli obiettivi va contestualizzato agli impulsi politici che, negli ultimi anni, hanno posto l’Unione Europea all’avanguardia nel contrasto globale al cambiamento climatico. L’ultima revisione EPBD è infatti parte integrante del pacchetto Fit for 55 per ridurre le emissioni del 55% entro il 2030 rispetto al 1990 ed è direttamente correlata al Green Deal – strategia per la neutralità climatica entro il 2050 – e al REPowerEU, che prevede un’accelerazione degli investimenti sulle rinnovabili e un incremento degli obiettivi di efficienza energetica (con forti incentivi alle pompe di calore). Contestualmente, la Direttiva 2024 aggiorna anche le scadenze chiave:
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tutti i nuovi edifici devono essere a emissioni zero entro il 2030, mentre quelli pubblici già dal 2028;
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l’intero parco edilizio esistente dovrà diventare a emissioni zero entro il 2050;
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stop definitivo alle caldaie a gas dal 2040;
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gli Stati membri devono recepire queste norme entro il maggio 2026.
Non solo ‘edificio’: lo nZEB è un ‘sistema’ che consuma poco e produce pulito
Che sia ‘nearly zero’ o compiutamente ‘zero’ gli edifici a bassa o nulla emissione richiedono soluzioni innovative sia per l’impiantistica che per l’involucro edilizio poiché, come stabilito dal D.M. 26 giugno 2015 e dal D.Lgs. n.28 del 3 marzo 2011, vanno intesi come “un sistema edificio-impianto ad altissima prestazione energetica in cui il fabbisogno energetico, sia in regime invernale che estivo, è molto basso o quasi nullo ed è coperto in misura significativa da energia da fonti rinnovabili prodotta in situ”. Per la loro realizzazione non ci sono ricette predefinite, piuttosto combinazioni di tecnologie di efficientamento dettate da fattori economici-climatici-tipologici-comportamentali, purché in grado di rispondere ai requisiti tecnici e prestazionali previsti dalle normative.
Le componenti essenziali di un ‘sistema nZEB’
È possibile, in ogni caso, individuare elementi comuni che generalmente caratterizzano gli edifici nZEB o ad emissione compiutamente zero:
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isolamento termico molto efficiente (pareti, tetto, finestre ben coibentate);
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impianti ad alta efficienza (pompe di calore, ventilazione meccaniche, illuminazione a led ecc.);
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utilizzo di fonti rinnovabili (pannelli solari fotovoltaici o termici, geotermia, biomassa ecc.);
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ricorso alla domotica e a sistemi di controllo da remoto per gestire i consumi in modo intelligente.
Si tratta, con tutta evidenza, di parti costitutive essenziali alla realizzazione non solo e non tanto di un edificio ‘ben isolato’ ma di un vero e proprio sistema integrato che riduce al minimo i consumi e sfrutta energia rinnovabile prodotta sul posto.