La voce annuale della più grande società di investimento del mondo
Nel sempre più intricato ‘macro’ contesto dell’economia mondiale la voce della maggiore società globale di asset management non può che rappresentare un angolo di visuale cui prestare attenzione. È dunque inevitabile che la ‘lettera’ che il Presidente e Chief Executive di BlackRock invia ad inizio anno ai Ceo delle aziende di tutto il mondo costituisca una consolidata occasione di riflessione. Fermarsi un attimo per individuare linee di tendenza e possibili evoluzioni di scenari in continua, spesso inattesa, mutazione è un’esigenza condivisa da chiunque si proponga di mantenere dritta la barra del timone in oceani economico-finanziari sempre a rischio di improvvise tempeste.
La moltiplicazione degli elementi di criticità dei mercati mondiali
Così è stato, giusto nei giorni che hanno preceduto la pubblicazione della lettera, con il fallimento della californiana Silicon Valley Bank che ha richiamato lo spettro Lehmann Brothers, il crack che fece da miccia alla più grave crisi finanziaria mondiale del dopoguerra. Non che già la situazione lesinasse motivi di preoccupazione: la guerra alle porte dell’Europa, la crisi della globalizzazione, il repentino balzo dell’inflazione con il conseguente brusco rialzo dei tassi di interesse. E tutto questo quando ancora cerchiamo di scrollarci di dosso le scorie (e le paure) della pandemia. Rischiando di fare passare in secondo piano la madre di tutte le battaglie che attende l’umanità, quella per la salvezza del Pianeta.
La responsabilità sociale dell’impresa è “un imperativo”
Se nel 2022 Larry Fink aveva enfatizzato lo “stakeholder capitalism”, fondato sulla presenza di imprese che hanno ben chiaro quale sia lo scopo ultimo (“purpose”) del loro agire, ora torna sul tema argomentando l’importanza della cultura e della responsabilità aziendale. Anzi, “un anno dopo questo imperativo è ancora più essenziale”. Perché, secondo Fink, i leader aziendali di maggior successo “lavorano orizzontalmente” e comprendono la necessità di costruire legami con l'intera gamma dei loro stakeholder, soprattutto con i dipendenti. Le analisi BlackRock confermano infatti la diretta correlazione tra la redditività societaria e la presenza di un sistema di valori e obiettivi delineato e condiviso.
La cultura di un’azienda si costruisce con persone che lavorano fianco a fianco
Del resto in un mondo caratterizzato dalla diffusione del fenomeno delle ‘grande dimissioni’, in cui la capacità delle aziende di attrarre i migliori talenti può fare la differenza tra successo e fallimento, “costruire legami che vanno oltre una semplice busta paga non ha mai avuto più importanza”. E per esprimere più efficacemente il concetto, Fink porta l’esempio della società che presiede: sì certo, il lavoro da remoto ci ha salvato nei momenti più difficili, ma ora per la stessa azienda BlackRock diventa prioritario “having people working side-by-side”, poiché per favorire la massima condivisione e interconnessione è necessario che le persone tornino a lavorare fianco a fianco, limitando all’indispensabile “il fissarsi l’un l’altra sugli schermi”. Anzi, guardando al futuro, una delle sfide per la prossima generazione di leader “sarà riportare le persone in ufficio, per creare i legami culturali di cui un'azienda ha bisogno per avere successo”.
Le aziende responsabili sono chiamate a cogliere la sfida epocale della sostenibilità
Ma oggi un’azienda ‘responsabile’, concentrata sulla creazione del valore nel lungo termine, sia a beneficio degli azionisti che dell’intera società umana, non può non considerare il fattore di rischio costituito dal cambiamento climatico, elemento ormai strutturale di cui chiunque può vedere l'impatto in ogni parte del mondo. Così come è difficile individuare un ambito economico che non ne sia influenzato, finanza inclusa. Rimane il fatto che la transizione verso un'economia a basse emissioni di carbonio è ormai un imperativo a cui è impossibile sottrarsi, e ai governi competono le scelte normative e legislative per bilanciare la necessità di energia sicura, affidabile e conveniente con processi ordinati di progressiva riduzione delle emissioni. Da parte loro le aziende saranno chiamate a cogliere la sfida epocale della sostenibilità, anche se “non compete a loro il ruolo di polizia ambientale”. Perché, precisa Fink, saranno le politiche governative, l'innovazione tecnologica e le preferenze dei consumatori che determineranno in ultima analisi il ritmo e la portata della decarbonizzazione.
La sostenibilità è un’enorme occasione di sviluppo duraturo
Ciò che sta facendo il governo degli Stati Uniti con l'Inflation Reduction Act che, secondo il Ceo di BlackRock, con i circa 369 miliardi di dollari previsti per investimenti nella sicurezza energetica e nella mitigazione dei cambiamenti climatici creerà per gli investitori significative opportunità per allocare capitali alla transizione ecologica. O come sta procedendo l’Unione Europea con lo sviluppo di incentivi per sostenere la crescita sostenibile e l’obiettivo di un’economia a zero emissioni nette entro il 2050. Scelte politiche di lungo termine, che creeranno le condizioni per uno sviluppo duraturo, attirando crescenti investimenti in tecnologie emergenti quali la cattura del carbonio, l'idrogeno verde e la trasformazione dei rifiuti in gas naturale pulito.
Occorre gestire con razionalità la transizione energetica verso la completa sostenibilità
Nella consapevolezza che la transizione non sarà una linea retta, Fink prende atto che i Paesi e le industrie nel mondo si muoveranno a velocità diverse e che, in ogni caso, nel breve-medio termine il petrolio e il gas continueranno a svolgere un ruolo vitale nel soddisfare la domanda globale di energia. In particolare, allo scopo di garantire la sostenibilità dei prezzi dell'energia durante la transizione, rimarranno importanti fonti di energia per molti anni i combustibili fossili come il gas naturale, pur con le misure necessarie per mitigare le emissioni di metano. Una convinzione, questa, attestata dalla decisione di BlackRock di investire in gasdotti gestiti in modo responsabile, quali ad esempio “quelli realizzati in Medio Oriente per il gas naturale che aiuteranno la regione a utilizzare meno petrolio per la produzione di energia”.
La crisi della globalizzazione e la polarizzazione delle società
Quello che è certo, per il Ceo della società newyorkese, è che le condizioni eccezionali post-Covid del denaro facile e del ritorno della spesa pubblica sono terminati. “Il mondo ora ha bisogno del settore privato per far crescere le economie ed elevare gli standard di vita delle persone”. Un mondo, però, che nel frattempo è profondamente cambiato perché le ricadute sociali della globalizzazione e dell’innovazione tecnologica hanno prodotto ovunque effetti, quali ansia per il cambiamento, paura del futuro, polarizzazione delle società (Brexit e la situazione politica statunitense sono i due esempi più evidenti). Effetti che l’isolamento pandemico e le implicazioni del conflitto ucraino hanno ulteriormente favorito, portando all’accentuazione delle tendenze protezionistiche che stanno producendo un'economia globale meno integrata e più frammentata.
Un’economia meno globalizzata favorisce l’inflazione
Questo perché i ripetuti shock degli ultimi anni hanno radicalmente rimodellato le catene di approvvigionamento. Prima la pandemia e poi l’invasione russa dell’Ucraina hanno infatti evidenziato come le supply chain debbano essere resilienti, pronte cioè a adattarsi a qualsiasi imprevisto, perché troppi sono i fattori di rischio e i possibili imprevisti nel mondo contemporaneo.
Che si tratti di cibo ed energia o chip per computer e intelligenza artificiale – osserva Fink – sia le aziende che i Paesi stanno cercando di assicurarsi di non dipendere dalle catene di approvvigionamento esposte a tensioni geopolitiche. Così, sempre più spesso, decidono di procurarsi beni essenziali ‘vicino a casa’, anche se ciò significa prezzi più alti. I leader nei settori pubblico e privato stanno cioè essenzialmente scambiando efficienza e costi inferiori con la resilienza e la sicurezza dei canali di fornitura. Ciò porta però, nel breve termine, ad effetti che finiscono per essere altamente inflazionistici. “Questo compromesso tra prezzo e sicurezza – conclude il Ceo di BlackRock – è uno dei motivi per cui credo che l’elevata inflazione persisterà ancora e sarà più difficile da domare”.