Quel ‘capitale immateriale’ che fa bene alle aziende e alle comunità locali
Sono ormai numerosissime le ricerche che attestano la relazione tra la qualità delle politiche di inclusione, sostenibilità e innovazione attuate delle aziende e i loro risultati economico-patrimoniali. Ampliando però l’analisi alle ricadute territoriali emerge la generazione di un circolo virtuoso in cui le buone pratiche aziendali influiscono sui parametri qualitativi e di benessere che contraddistinguono i territori in cui operano, e viceversa, innescando processi di auto-alimentazione e rafforzamento reciproco.
La qualità delle relazioni aziendali quale primario fattore di competitività
Tra le più recenti e indicative indagini figura il rapporto “Coesione è competizione 2025” realizzato su un campione di 2.000 piccole e medie imprese italiane da Fondazione Symbola, Intesa San Paolo, Unioncamere, Centro Studi delle Camere di Commercio Guglielmo Tagliacarne, in collaborazione con Aiccon e Ipsos. L’indagine pone in evidenza come il capitale immateriale di un’impresa, così come di un territorio, rappresenti oggi un fattore primario di competitività. In particolare, viene premiata la capacità di stabilire un’ampia gamma di relazioni di qualità e di lunga durata, capaci di generare processi benefici di apertura e contaminazione reciproca tra le aziende e l’universo dei propri stakeholder.
Le imprese ‘coesive’ investono nel ‘soft power’
Il rapporto si propone di verificare empiricamente un’ipotesi di lavoro, quella per cui il vantaggio competitivo di aziende, sistemi economici e territori non risieda più solo su parametri tangibili come infrastrutture, risorse naturali, capacità industriale o finanziaria ma in misura sempre maggiore nel ‘soft power’, ovvero nell’attitudine a generare fiducia, attrarre talenti, valorizzare identità, costruire rapporti duraturi. In una parola, nella capacità di produrre ‘coesione’, investendo nelle relazioni e attribuendo una priorità strategica a fattori quali la cultura, la sostenibilità, l’innovazione, i legami forti con le comunità di riferimento: allo scopo viene coniato il termine ‘imprese coesive’, le quali alimentano un’economia a misura d’uomo definita ‘soft economy’.
Le imprese coesive rendono i territori più attrattivi e resilienti
Coesione e competizione, dunque, sono dimensioni che si rafforzano a vicenda: la qualità delle relazioni diventa un fattore strategico di competitività delle aziende, oltre che per gli stessi territori. Infatti, le imprese che investono in relazioni, sostenibilità e innovazione ottengono migliori risultati economici e sociali, contribuendo a rendere più attrattivi e resilienti i territori. Si capisce dunque come, per tale via, si generano circuiti virtuosi in cui il grado di coesione delle aziende e quello delle comunità di riferimento si sostengono e si alimentano vicendevolmente.
Le relazioni di qualità delle imprese coesive: 1. i lavoratori
Quali sono, nello specifico, le ‘relazioni durature’ che caratterizzano le imprese coesive? Prima di tutto il rapporto inclusivo con i propri lavoratori. La soddisfazione e il coinvolgimento delle persone porta a migliori performance, ed è per questa ragione che per la maggior parte delle imprese coesive risulta fondamentale investire nella formazione del personale, così come favorire la partecipazione dei dipendenti e destinare crescenti risorse al welfare aziendale, adottando soluzioni che possono sostenere il reddito delle famiglie e favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Le relazioni di qualità delle imprese coesive: 2. le partnership aziendali
Parimenti importanti sono le relazioni-partnership con altre realtà imprenditoriali, anche potenziali competitor, clienti, fornitori, fondate su legami di filiera o su obiettivi comuni. Una logica collaborativa che può favorire la condivisione di attività di innovazione e sperimentazione, la gestione ‘comune’ della trasformazione digitale e ambientale e la possibilità di adattarsi con flessibilità ai cambiamenti repentini dei mercati globali.
Le relazioni di qualità delle imprese coesive: 3. scuola, ricerca, finanza, no-profit, comunità locali
Un’altra caratteristica che il rapporto attribuisce alle imprese coesive è la capacità di attivare relazioni stabili e fiduciarie con il mondo della scuola, della formazione e della ricerca, colmando il divario tra competenze richieste e disponibili, favorendo la formazione di adeguate professionalità e contribuendo a rendere il sistema produttivo più resiliente. Ma anche l’attitudine a rapportarsi con il sistema bancario e finanziario e a coltivare relazioni di qualità con le istituzioni locali, il mondo associativo, le associazioni non profit: il pubblico ed il terzo settore smettono di essere percepiti come semplici destinatari di iniziative filantropiche ed assumono un ruolo attivo, contribuendo a far sì che l’azienda sia in condizione di decifrare i segnali sociali, spesso anticipatori, che attraversano le nostre comunità.
La coesione è “energia trasformativa” che alimenta il motore delle aziende
È la cosiddetta ‘intelligenza sociale’, grazie alla quale le imprese coesive assumono una capacità superiore di intercettare i cambiamenti della società, acquisendo strumenti per orientarsi in tempi in cui è necessario porsi in un’ottica di cambiamento continuo e, per questa via, mantenere viva la propria adaptability, radicarsi ancora di più nei territori e individuare nuovi spazi di intrapresa e di mercato. Ecco allora che la coesione – intesa come capacità di cooperare, costruire relazioni stabili e condividere responsabilità – emerge sempre più come un motore (il rapporto la definisce “energia trasformativa”) per affrontare le grandi transizioni e, lungi dal configurarsi solo come un riferimento valoriale, rappresenta oggi una leva operativa concreta.
Le imprese coesive sono più performanti e orientate all’innovazione
In un mondo interconnesso e instabile, l’azienda coesiva sa che solo attraverso la costruzione di relazioni solide e investendo a 360 gradi sulle collaborazioni può migliorare le proprie performance e rafforzare la propria posizione competitiva. I dati raccolti nel report della Fondazione Symbola attestano, infatti, come le imprese coesive dimostrino una maggiore propensione alla crescita di fatturato, occupazione, produzione, export, sia nelle previsioni 2025 che 2026. E come esse siano più orientate a cogliere le opportunità legate alla transizione verde e digitale: tra di esse 7 su 10 hanno investito in sostenibilità ambientale negli ultimi 3 anni, 8 su 10 in tecnologie digitali 4.0 e più del 60% in attività di ricerca e sviluppo.
Più del 50% delle imprese coesive proviene da 3 Regioni
I dati del rapporto confermano, d’altro lato, una presenza piuttosto disomogenea delle imprese coesive sul territorio nazionale, essendo esse fortemente concentrate per lo più nel nord del Paese. Oltre la metà di esse risulta infatti ubicata in tre sole Regioni -Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna – mentre in termini relativi (numero delle coese sul totale delle imprese) a fare la parte del leone sono il Trentino-Alto Adige, il Friuli-Venezia Giulia e la stessa Emilia Romagna (il 49% delle imprese risultano essere coesive).
Imprese coesive e benessere dei territori, un circolo virtuoso
La chiave di lettura fornita dal rapporto è che esiste una correlazione positiva tra le imprese coesive e il benessere del territorio in cui operano (l’imprenditorialità coesiva ha cioè maggiori probabilità di emergere nei territori con indicatori significativi di qualità della vita sociale, e, viceversa, la presenza di aziende coesive favorisce lo sviluppo ‘coeso’ dei propri territori), benessere che emerge da una serie variegata di indicatori quali la presenza di enti di volontariato, la fruizione da parte dei cittadini delle biblioteche e la loro partecipazione alla vita civica e politica, oltre che la soddisfazione per la propria vita, passando per l’impegno nei confronti dell’ambiente.
Dove ci sono meno imprese coesive più alti sono gli indici di povertà relativa
Ma, come è intuibile, la correlazione azienda coesa-territorio coeso è influenzata altresì da fattori di tipo socio-economico, quali la ricchezza prodotta in un luogo, il tasso di natalità di nuove imprese e il livello di reddito della popolazione, secondo uno schema circolare che si autoalimenta generando le condizioni ideali per un miglior sviluppo. Non a caso, nelle Regioni con una maggiore incidenza di ‘povertà relativa familiare’ si registra un minor numero di imprese coesive, caratteristica che ancora accomuna praticamente tutte le aree del Mezzogiorno.
Sul podio di coesione e benessere l’Emilia Romagna e la Provincia di Reggio Emilia
Se, pertanto, nel valutare il grado di coesione territoriale, assumiamo a parametro l’incidenza dei contribuenti con un reddito inferiore a 15.000 euro quale valore indicatore della povertà relativa familiare, nella top five figurano ancora i territori del Nord del Paese con una presenza di contribuenti con basso reddito inferiore del 10,5% rispetto alla media nazionale. Seguendo questa impostazione tra le Province con la minor quota di famiglie in ‘zona povertà’ figura al primo posto Bologna, seguita da Monza-Brianza e Reggio Emilia. Ovvero, guarda caso, alcune delle aree geografiche caratterizzate da una maggiore incidenza delle imprese coesive.
Il contributo ‘coesivo’ di Coopservice intende estendersi a tutto il territorio nazionale
La presenza ai vertici delle classifiche di coesione imprenditoriale e territoriale dell’Emilia-Romagna e, in particolare, della Provincia di Reggio Emilia gratifica e avvalora l’impostazione inclusiva di un’azienda quale Coopservice che investe nei territori in cui è presente e ha da tempo assunto le politiche di welfare, sostenibilità e innovazione quali leve strategiche di sviluppo, oltre che elementi costitutivi della propria identità. Oltre a proseguire ad esercitare la responsabilità sociale nei territori ‘storici’ di riferimento, l’impegno di Coopservice è quello di portare sempre più il proprio carattere ‘coesivo’ in tutte le aree geografiche in cui opera, con ciò contribuendo ad una maggiore diffusione di un buon livello di coesione e qualità della vita sociale sull’intero territorio nazionale.